LITURGIA DELLA PAROLA E COMMENTO
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima
Lettura
Sap 3,1-9
Il Signore li ha graditi come l’offerta di un un olocausto.
Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio,
nessun tormento li toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero,
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro speranza resta piena d’immortalità.
In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé;
li ha saggiati come oro nel crogiolo
e li ha graditi come l’offerta di un olocausto.
Nel giorno del loro giudizio risplenderanno,
come scintille nella stoppia correranno qua e là.
Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli
e il Signore regnerà per sempre su di loro.
Coloro che confidano in lui comprenderanno la verità,
i fedeli nell’amore rimarranno presso di lui,
perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 41
L’anima mia ha sete del Dio vivente.
Come la cerva anela
ai corsi d’acqua,
così l’anima mia anela
a te, o Dio.
L’anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio?
Avanzavo tra la folla,
la precedevo fino alla casa di Dio,
fra canti di gioia e di lode
di una moltitudine in festa.
Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora.
Verrò all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio.
Perché ti rattristi, anima mia,
perché ti agiti in me?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
Seconda Lettura Ap 21,1-5.6-7
Non vi sarà più la morte.
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse:
«Ecco, io faccio nuove tutte le cose.
Io sono l’Alfa e l’Omèga,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete
io darò gratuitamente da bere
alla fonte dell’acqua della vita.
Chi sarà vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio».
Vangelo Mt 5,1-12a
Rallegratevi ed esultate: perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
COMMENTO
Due sono le certezze della vita di ogni essere vivente: la nascita e la morte.
Ma, mentre una pianta, un animale non si pongono il problema della fine della
loro esistenza, poiché di tale fine essi non hanno consapevolezza, per l’essere
umano la morte costituisce la realtà esistenziale più drammatica, quella che
gli mette nel cuore gli interrogativi più angoscianti.
Ogni uomo, ogni donna, per vivere consapevolmente la propria
vita, devono dare a se stessi le risposte alle cosiddette domande fondamentali
(o esistenziali): 1) Io, individuo della specie umana, da dove vengo? Sono solo
il risultato biologico della fecondazione di un ovulo femminile da parte di uno
spermatozoo maschile oppure, al di là di tale fenomeno biologico, vi è la mente
di un Essere superiore che ha voluto la mia esistenza? 2) Perché mi trovo in
questo mondo? Che senso ha la mia esistenza? 3) Che cosa avverrà di me dopo la
morte fisica? Scomparirò nel nulla o qualcosa di me continuerà a vivere?
Dalle risposte a queste domande dipende tutta l’esistenza di
un essere umano, la concezione di se stesso, il suo modo di “vedere” la vita, i
valori su cui costruire la propria esistenza, i suoi desideri, i suoi progetti,
le sue scelte. Domande importantissime, quindi, che richiedono necessariamente
una risposta. Di tali domande l’ultima è senz’altro la più drammatica, poiché
l’essere umano anela con ogni sua fibra all’infinito, all’eternità e percepisce,
quasi in maniera viscerale, come una tremenda “ingiustizia” il dover morire.
Sul perché della morte e su ciò che può esserci dopo la
morte gli uomini si sono sempre interrogati, dandosi le risposte più diverse,
dalle più fantasiose e superficiali alle più profonde.
La morte, insieme alla sofferenza, può costituire un serio
motivo di difficoltà a credere all’esistenza di un Dio buono, di un Dio –
Amore, e può rendere difficile e problematico il rapporto uomo – Dio. “Perché
Dio, se è buono, ha creato la sofferenza e la morte?”. E’ questa la domanda che
tanti, anche tra gli stessi cristiani, si pongono. Il non sapersi dare o il non
ricevere una risposta convincente può avere effetti molto negativi, addirittura
devastanti; si può arrivare, nei casi più estremi, anche alla perdita della
fede, con tutte le conseguenze che ciò può comportare.
L’essere umano con la sua sola intelligenza non riesce a
darsi risposte certe sul senso della vita e della morte, si muove a tentoni,
dandosi risposte che possono soddisfarlo magari per un tempo più o meno lungo,
ma che non riescono a dare al cuore un profondo, definitivo significato
esistenziale. E’ nella parola di Dio che possiamo trovare le vere risposte.
“Dio ha creato l’uomo per l’immortalità; lo fece a immagine
della propria natura. Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo”
(Sap 2, 23 – 24a ). Così nel libro della Sapienza viene spiegata la causa
originaria della morte. Dio non ha destinato l’uomo alla morte; questa ,
insieme alla sofferenza, è stata la conseguenza tragica del peccato originale.
Dio aveva creato l’essere umano per amore e desiderava instaurare con tale sua
creatura un rapporto d’amore. Ma l’amore esige libertà, non può essere né
imposto né richiesto con la forza. Per questo Dio, nel creare l’essere umano,
l’aveva creato con una volontà libera, perché questa sua creatura potesse
decidere se ricambiare o no l’amore del suo Creatore. L’essere umano, però, non
accettando la sua condizione di creatura e, quindi, non riconoscendo Dio come
suo Creatore, ha desiderato essere come Dio, nutrendo nel suo cuore lo stesso
folle, orgoglioso desiderio che aveva condotto il più bello degli angeli,
Lucifero (nome che vuol dire “portatore di luce”), a ribellarsi a Dio insieme
ad altri angeli che avevano condiviso il suo progetto. E ha ceduto alle
lusinghe di Satana, accorgendosi troppo tardi della rovina che aveva attirato
su di sé abbandonando Dio. Il ruscello si era staccato dalla sua Sorgente
pensando di poter continuare a vivere autonomamente e invece aveva sperimentato
la sua tragica realtà. L’essere umano, staccandosi da Dio, ha fatto esperienza
di ciò che non è Dio. Dio è armonia, è perfezione. L’essere umano, separandosi
da Dio, ha sperimentato in sé la mancanza dell’armonia, ha sperimentato, cioè,
lo squilibrio a tutti i livelli (spirituale, morale, psichico, fisico); tale
squilibrio costituisce la sofferenza. Dio è pienezza della vita, è la Vita.
L’essere umano, staccandosi dalla Vita, ha fatto esperienza della mancanza
della vita; ha sperimentato, cioè, la morte.
Ma Dio non ha abbandonato questa sua creatura in balia della
sua rovina e della sua disperazione. Si è chinato sull’uomo, per prenderlo per
mano e riportarlo a casa. Ed ecco lo splendido progetto di salvezza. Dio non
poteva eliminare dalla vita dell’essere umano la sofferenza e la morte, poiché
esse erano le conseguenze di una scelta libera di questa sua creatura e, come
Egli aveva dovuto rispettare la scelta dell’uomo, doveva rispettare anche le
conseguenze di tale scelta. Ma è intervenuto dando, attraverso la passione di
suo Figlio Gesù, un valore di redenzione e di salvezza alla sofferenza e
facendo essere la morte, attraverso la resurrezione di Gesù, non più l’ultima
parola della vita dell’uomo, ma la penultima, poiché l’ultima parola è
diventata, in Gesù, la resurrezione.
E qui è preferibile che subentri il silenzio. Il commento
fatto di parole deve lasciare il posto alla Parola. Sono splendide le letture
di oggi. Lasciamo che parlino al nostro cuore. Ci immergeranno nel cuore di Dio
e nell’eternità.