Liturgia della Parola e commento
Liturgia della Parola
PRIMA LETTURA
Gen 1,1 – 2,2 (forma breve 1,1.26-31)
Dio vide quanto aveva
fatto, ed ecco, era cosa molto buona.
Dal libro della Gènesi
[ In principio Dio creò il cielo e la
terra.] La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo
spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse: «Sia la luce!». E la luce
fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio
chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina:
giorno primo.
Dio disse: «Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare
le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto
il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio
chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
Dio
disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e
appaia l’asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra, mentre chiamò
la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. Dio disse: «La terra
produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla
terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie». E così avvenne. E
la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria
specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria
specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo
giorno.
Dio disse: «Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per
separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli
anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E
così avvenne. E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore
per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le
stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per
governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide
che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
Dio disse: «Le
acque brùlichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al
firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri
viventi che guizzano e brùlicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti
gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. Dio li
benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli
uccelli si moltìplichino sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto
giorno.
Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie:
bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie». E così avvenne.
Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la
propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide
che era cosa buona.
[ Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo
la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul
bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano
sulla terra».
E Dio creò l’uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e Dio disse loro:
«Siate
fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui
pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che
striscia sulla terra».
Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme
e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il
vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a
tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do
in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco,
era cosa molto buona. ] E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Così furono
portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel
settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo
giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto.
SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 103
Manda il tuo
Spirito, Signore, a rinnovare la terra.
Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei
rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto.
Egli fondò la terra sulle sue basi:
non potrà mai vacillare.
Tu l’hai
coperta con l’oceano come una veste;
al di sopra dei monti stavano le acque.
Tu mandi nelle valli acque sorgive
perché scorrano tra i monti.
In alto
abitano gli uccelli del cielo
e cantano tra le fronde.
Dalle tue dimore tu irrighi i monti,
e con il frutto delle tue opere si
sazia la terra.
Tu fai crescere l’erba per il bestiame
e le piante che
l’uomo coltiva
per trarre cibo dalla terra.
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la
terra è piena delle tue creature.
Benedici il Signore, anima mia.
ORAZIONE
Dio onnipotente ed
eterno,
ammirabile in tutte le opere del tuo amore,
illumina i figli da
te redenti
perché comprendano che, se fu grande all’inizio
la creazione
del mondo,
ben più grande, nella pienezza dei tempi,
fu l’opera della
nostra redenzione,
nel sacrificio pasquale di Cristo Signore.
Egli vive
e regna nei secoli dei secoli.
SECONDA LETTURA
Gen 22, 1-18 (forma breve
22.1-2.9a.10-13.15-18)
_Il sacrificio di Abramo, nostro padre nella
fede.
Dal libro della Gènesi
[ In quei giorni, Dio mise alla prova
Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio,
il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in
olocausto su di un monte che io ti indicherò». ]
Abramo si alzò di buon
mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la
legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva
indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo.
Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo
andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la
legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il
coltello, poi proseguirono tutti e due insieme.
Isacco si rivolse al padre
Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui
il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio
stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti
e due insieme. [ Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo
costruì l’altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose
sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per
immolare suo figlio.
Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli
disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la
mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai
rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide
un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere
l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. ]
Abramo chiamò quel
luogo «Il Signore vede»; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa
vedere».
[ L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta
e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e
non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e
renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la
sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città
dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della
terra, perché tu hai obbedito alla mia voce». ]
SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 15
Proteggimi, o Dio:
in te mi rifugio.
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia
vita.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non
potrò vacillare.
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio
corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli
inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua
presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.
ORAZIONE
O Dio, Padre dei
credenti,
che estendendo a tutti gli uomini il dono dell’adozione filiale,
moltiplichi in tutta la terra i tuoi figli,
e nel sacramento pasquale
del Battesimo
adempi la promessa fatta ad Abramo
di renderlo padre di
tutte le nazioni,
concedi al tuo popolo di rispondere degnamente
alla
grazia della tua chiamata.
Per Cristo nostro Signore.
TERZA LETTURA
Es 14,15 – 15,1
Gli Israeliti
camminarono sull’asciutto in mezzo al mare.
Dal libro dell’Èsodo
In quei giorni, il Signore disse a Mosè:
«Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu
intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli
Israeliti entrino nel mare all’asciutto. Ecco, io rendo ostinato il cuore degli
Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul
faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli
Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro
il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri».
L’angelo di Dio, che precedeva
l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di
nube si mosse e dal davanti passò dietro. Andò a porsi tra l’accampamento degli
Egiziani e quello d’Israele. La nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli
altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri
durante tutta la notte.
Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore
durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d’oriente,
rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare
sull’asciutto, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. Gli
Egiziani li inseguirono, e tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi
cavalieri entrarono dietro di loro in mezzo al mare.
Ma alla veglia del
mattino il Signore, dalla colonna di fuoco e di nube, gettò uno sguardo sul
campo degli Egiziani e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che
a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di
fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli
Egiziani!».
Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare: le acque si
riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri». Mosè stese la mano
sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre
gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in
mezzo al mare. Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto
l’esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne
scampò neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in
mezzo al mare, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a
sinistra.
In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani,
e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano
potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto, e il popolo temette
il Signore e credette in lui e in Mosè suo servo.
Allora Mosè e gli
Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero:
SALMO RESPONSORIALE
Es 15,1b-6.17-18
Cantiamo al
Signore: stupenda è la sua vittoria.
«Voglio cantare al Signore,
perché ha mirabilmente trionfato:
cavallo e
cavaliere
ha gettato nel mare.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli
è stato la mia salvezza.
È il mio Dio: lo voglio lodare,
il Dio di mio
padre: lo voglio esaltare!
Il Signore è un guerriero,
Signore è il suo nome.
I carri del faraone e
il suo esercito
li ha scagliati nel mare;
i suoi combattenti
scelti
furono sommersi nel Mar Rosso.
Gli abissi li ricoprirono,
sprofondarono come pietra.
La tua destra,
Signore,
è gloriosa per la potenza,
la tua destra, Signore,
annienta il
nemico.
Tu lo fai entrare e lo pianti
sul monte della tua eredità,
luogo che
per tua dimora,
Signore, hai preparato,
santuario che le tue
mani,
Signore, hanno fondato.
Il Signore regni
in eterno e per
sempre!».
ORAZIONE
O Dio, anche ai nostri
tempi
vediamo risplendere i tuoi antichi prodigi:
ciò che facesti con la
tua mano potente
per liberare un solo popolo dall’oppressione del faraone,
ora lo compi attraverso l’acqua del Battesimo
per la salvezza di tutti i
popoli;
concedi che l’umanità intera sia accolta tra i figli di Abramo
e
partecipi alla dignità del popolo eletto.
Per Cristo nostro Signore.
QUARTA LETTURA
Is 54, 5-14
Con affetto
perenne il Signore, tuo redentore, ha avuto pietà di te.
Dal libro del profeta Isaìa
Tuo sposo è il tuo
creatore,
Signore degli eserciti è il suo nome;
tuo redentore è il Santo
d’Israele,
è chiamato Dio di tutta la terra.
Come una donna
abbandonata
e con l’animo afflitto, ti ha richiamata il Signore.
Viene
forse ripudiata la donna sposata in gioventù?
– dice il tuo Dio.
Per un
breve istante ti ho abbandonata,
ma ti raccoglierò con immenso amore.
In
un impeto di collera
ti ho nascosto per un poco il mio volto;
ma con
affetto perenne
ho avuto pietà di te,
dice il tuo redentore, il
Signore.
Ora è per me come ai giorni di Noè,
quando giurai che non avrei
più riversato
le acque di Noè sulla terra;
così ora giuro di non più
adirarmi con te
e di non più minacciarti.
Anche se i monti si spostassero
e i colli vacillassero,
non si allontanerebbe da te il mio affetto,
né
vacillerebbe la mia alleanza di pace,
dice il Signore che ti usa
misericordia.
Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata,
ecco io pongo
sullo stibio le tue pietre
e sugli zaffìri pongo le tue fondamenta.
Farò
di rubini la tua merlatura,
le tue porte saranno di berilli,
tutta la tua
cinta sarà di pietre preziose.
Tutti i tuoi figli saranno discepoli del
Signore,
grande sarà la prosperità dei tuoi figli;
sarai fondata sulla
giustizia.
Tieniti lontana dall’oppressione, perché non dovrai
temere,
dallo spavento, perché non ti si accosterà.
SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 29
Ti esalterò,
Signore, perché mi hai liberato.
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei
nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli
inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.
Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il
ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la
vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia.
Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai
mutato il mio lamento in danza;
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per
sempre.
ORAZIONE
O Dio, Padre di tutti
gli uomini,
moltiplica a gloria del tuo nome
la discendenza promessa
alla fede dei patriarchi,
e aumenta il numero dei tuoi figli,
perché la
Chiesa veda pienamente adempiuto
il disegno universale di salvezza,
nel
quale i nostri padri avevano fermamente sperato.
Per Cristo nostro
Signore.
QUINTA LETTURA
Is 55, 1-11
Venite a me e
vivrete; stabilirò per voi un’alleanza eterna.
Dal libro del profeta Isaìa
Così dice il Signore:
«O voi
tutti assetati, venite all’acqua,
voi che non avete denaro,
venite;
comprate e mangiate; venite, comprate
senza denaro, senza pagare,
vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro
guadagno per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e
gusterete cibi succulenti.
Porgete l’orecchio e venite a me,
ascoltate e
vivrete.
Io stabilirò per voi un’alleanza eterna,
i favori assicurati a
Davide.
Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli,
principe e sovrano
sulle nazioni.
Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi;
accorreranno a
te nazioni che non ti conoscevano
a causa del Signore, tuo Dio,
del Santo
d’Israele, che ti onora.
Cercate il Signore, mentre si fa
trovare,
invocàtelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e
l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di
lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non
sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del
Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le
vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
Come infatti la
pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato
la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a
chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla
mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che
desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».
SALMO RESPONSORIALE
Is 12, 2. 4-6
Attingeremo con
gioia alle sorgenti della salvezza.
Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché
mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.
Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete
grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue
opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.
Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la
terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te
è il Santo d’Israele.
ORAZIONE
Dio onnipotente ed
eterno, unica speranza del mondo,
tu hai preannunziato con il messaggio dei
profeti
i misteri che oggi si compiono;
ravviva la nostra sete di
salvezza,
perché soltanto per l’azione del tuo Spirito
possiamo
progredire nelle vie della tua giustizia.
Per Cristo nostro Signore.
SESTA LETTURA
Bar 3, 9-15. 32 – 4,4
Cammina
allo splendore della luce del Signore.
Dal libro del profeta Baruc
Ascolta, Israele, i comandamenti
della vita,
porgi l’orecchio per conoscere la prudenza.
Perché, Israele?
Perché ti trovi in terra nemica
e sei diventato vecchio in terra
straniera?
Perché ti sei contaminato con i morti
e sei nel numero di
quelli che scendono negli inferi?
Tu hai abbandonato la fonte della
sapienza!
Se tu avessi camminato nella via di Dio,
avresti abitato per
sempre nella pace.
Impara dov’è la prudenza,
dov’è la forza, dov’è
l’intelligenza,
per comprendere anche dov’è la longevità e la vita,
dov’è
la luce degli occhi e la pace.
Ma chi ha scoperto la sua dimora,
chi è
penetrato nei suoi tesori?
Ma colui che sa tutto, la conosce
e l’ha
scrutata con la sua intelligenza,
colui che ha formato la terra per
sempre
e l’ha riempita di quadrupedi,
colui che manda la luce ed essa
corre,
l’ha chiamata, ed essa gli ha obbedito con tremore.
Le stelle hanno
brillato nei loro posti di guardia
e hanno gioito;
egli le ha chiamate ed
hanno risposto: «Eccoci!»,
e hanno brillato di gioia per colui che le ha
create.
Egli è il nostro Dio,
e nessun altro può essere confrontato con
lui.
Egli ha scoperto ogni via della sapienza
e l’ha data a Giacobbe, suo
servo,
a Israele, suo amato.
Per questo è apparsa sulla terra
e ha
vissuto fra gli uomini.
Essa è il libro dei decreti di Dio
e la legge che
sussiste in eterno;
tutti coloro che si attengono ad essa avranno la
vita,
quanti l’abbandonano moriranno.
Ritorna, Giacobbe, e
accoglila,
cammina allo splendore della sua luce.
Non dare a un altro la
tua gloria
né i tuoi privilegi a una nazione straniera.
Beati siamo noi, o
Israele,
perché ciò che piace a Dio è da noi conosciuto.
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 18
Signore, tu hai
parole di vita eterna.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza
del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando
del Signore è limpido,
illumina gli occhi.
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore
sono fedeli,
sono tutti giusti.
Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di
un favo stillante.
ORAZIONE
O Dio, che accresci
sempre la tua Chiesa
chiamando nuovi figli da tutte le genti,
custodisci
nella tua protezione
coloro che fai rinascere dall’acqua del Battesimo.
Per Cristo nostro Signore.
SETTIMA LETTURA
Ez 36, 16-17a.18-28
Vi
aspergerò con acqua pura e vi darò un cuore nuovo.
Dal libro del profeta Ezechièle
Mi fu rivolta questa parola del
Signore:
«Figlio dell’uomo, la casa d’Israele, quando abitava la sua terra,
la rese impura con la sua condotta e le sue azioni. Perciò ho riversato su di
loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i
quali l’avevano contaminato. Li ho dispersi fra le nazioni e sono stati dispersi
in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni.
Giunsero fra le nazioni dove erano stati spinti e profanarono il mio nome
santo, perché di loro si diceva: “Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia
sono stati scacciati dal suo paese”. Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo,
che la casa d’Israele aveva profanato fra le nazioni presso le quali era
giunta.
Perciò annuncia alla casa d’Israele: “Così dice il Signore Dio: Io
agisco non per riguardo a voi, casa d’Israele, ma per amore del mio nome santo,
che voi avete profanato fra le nazioni presso le quali siete giunti.
Santificherò il mio nome grande, profanato fra le nazioni, profanato da voi in
mezzo a loro. Allora le nazioni sapranno che io sono il Signore – oracolo del
Signore Dio –, quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro
occhi.
Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul
vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò
da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo,
metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi
darò un cuore di carne.
Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere
secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme.
Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e
io sarò il vostro Dio”».
SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 41
Come la cerva anela
ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio.
L’anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il
volto di Dio? .
Avanzavo tra la folla,
la precedevo fino alla casa di Dio,
fra canti
di gioia e di lode
di una moltitudine in festa.
Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano
alla tua santa montagna,
alla tua dimora.
Verrò all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò
sulla cetra,
Dio, Dio mio.
ORAZIONE
O Dio, potenza
immutabile e luce che non tramonta, volgi lo sguardo alla tua Chiesa, ammirabile
sacramento di salvezza, e compi l’opera predisposta nella tua misericordia:
tutto il mondo veda e riconosca che ciò che è distrutto si ricostruisce, ciò che
è invecchiato si rinnova e tutto ritorna alla sua integrità, per mezzo del
Cristo, che è principio di tutte le cose. Egli vive e regna nei secoli dei
secoli.
Il celebrante intona l’inno Gloria a Dio, che viene cantato da
tutti.
COLLETTA
O Dio, che illumini
questa santissima notte
con la gloria della risurrezione del Signore,
ravviva nella tua famiglia lo spirito di adozione,
perché tutti i tuoi
figli, rinnovati nel corpo e nell’anima, siano sempre fedeli al tuo servizio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna
con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
EPISTOLA
Rm 6,
3-11
Cristo risorto dai morti non muore più.
Dalla lettera di S. Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, non sapete
che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella
sua morte?
Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui
nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della
gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se
infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo
saremo anche a somiglianza della sua risurrezione.
Lo sappiamo: l’uomo
vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse reso inefficace
questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi
è morto, è liberato dal peccato.
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che
anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la
morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una
volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi
morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.
SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 117
Alleluia,
alleluia, alleluia.
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per
sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto
prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra
d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri
occhi.
+ VANGELO
Anno B Mc
16,1-7
Gesù Nazareno, il crocifisso, è risorto.
Dal vangelo secondo Marco
Passato il sabato, Maria di Màgdala,
Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo.
Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare
del sole.
Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra
dall’ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era
già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande.
Entrate nel sepolcro,
videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero
paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il
crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate,
dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete,
come vi ha detto“».
Commento
Si entra in chiesa quasi in punta di piedi. Tutto è buio. Il tabernacolo è
vuoto. Gesù è ancora nelle tenebre del sepolcro. Un silenzio irreale avvolge
ogni cosa. C‘è un’atmosfera di tristezza e si desidera che al più presto la luce
ritorni e Gesù rioccupi il suo posto nel tabernacolo.
E’ la veglia
pasquale, il momento più importante per la Chiesa, per ogni cristiano che, in
questa liturgia, viene guidato, attraverso la Parola di Dio, a ripercorrere la
storia che Dio, nel suo amore, ha voluto costruire con l’essere umano: la
creazione, la formazione di un suo popolo, i prodigi da Lui compiuti lungo i
secoli a favore di questo suo popolo pur tante volte ingrato, infedele e
ribelle, fino alla splendida settima lettura tratta dal libro del profeta
Ezechiele, in cui Dio annuncia a Israele: “Santificherò il mio nome grande,
profanato fra le nazioni, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le nazioni
sapranno che io sono il Signore – oracolo del Signore Dio –, quando mostrerò la
mia santità in voi davanti ai loro occhi. …Vi aspergerò con acqua pura e sarete
purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri
idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò
da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito
dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi. …Voi sarete il mio popolo e
io sarò il vostro Dio”.
Questa profezia, pronunciata nella prima metà
del secolo VI a. C., ci fa subito pensare al dono dello Spirito Santo, alla vita
nuova, alla vita di Dio immessa nell’essere umano “vecchio”, segnato dal
peccato, come un fiume immesso in un’arida steppa, che, così, comincia a
“esplodere” di vitalità, dando frutti ritenuti, fino a quel momento,
impossibili.
Ed ecco, dopo la preghiera che conclude quest’ultima lettura
con il suo salmo responsoriale, il cui ritornello è “Come la cerva anela ai
corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio”, esplode la gioia. Le luci
vengono accese e tutto si illumina a giorno, le campanelle trillano nelle mani
dei chierichetti, le campane suonano a distesa e il “Gloria” viene intonato con
esultanza. Gesù è risorto! E’ ritornato a vivere, la morte non ha potuto
ghermirlo per sempre! E’ vivo! E, vivo, sarà sempre presente nella sua Chiesa e
la guiderà con la potenza dello Spirito Santo.
Il progetto d’amore di Dio
Padre si è realizzato. Per mezzo della morte e della resurrezione di suo Figlio
Gesù ogni uomo e ogni donna, se vogliono, possono diventare figli di Dio! Quale
gioia nel cuore della Trinità! Quale gioia nel cuore dell’essere umano!
Ed è la gioia che, da questo momento in poi, si “respira” nell’aria e permea
profondamente la celebrazione eucaristica. Gioia anche nello splendido saluto
finale del celebrante all’assemblea: “Andate e portate a tutti la gioia del
Signore risorto. Alleluia, alleluia”; e forse mai come in questa notte il cuore
è partecipe, mentre i fedeli rispondono: “Rendiamo grazie a Dio. Alleluia,
alleluia”.
La chiesa si è svuotata, ormai. E’ ritornato il silenzio, ma
questo silenzio non è come quello che, entrando, mi aveva raggelato il cuore;
ora il silenzio è intriso di una calda, serena e gioiosa intensità.
Mi
avvicino al tabernacolo. So che Tu sei lì, Signore, e la tua presenza viva mi
riempie di commozione. E’ bello averti di nuovo fra noi!
E ti ringrazio,
Gesù, dal profondo del mio essere. Grazie di essere risorto, perché la mia vita
è risorta con Te. Grazie, perché ora so che, in Te e con Te, potrò sempre
rivolgermi a Dio Padre e, guardando i suoi occhi pieni d’amore, potrò
immergermi, attraverso il suo sguardo, nelle profondità del suo cuore e starmene
lì “tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre” (salmo 131,
2). Grazie, perché, anche se nella mia vita vi saranno tempeste, anche se dovrò
affrontare, in momenti bui della mia esistenza, avvenimenti per me
incomprensibili, io so con certezza che il mio Dio è un Dio d’amore, un Dio che
per me nutre un amore folle, se, per farmi diventare suo figlio e farsi sentire
chiamare da me “Abbà”, “Padre”, ha sacrificato Te, il suo Figlio innocente e
prediletto.
Grazie, Signore. E ti prego: dona a me e a tutti la gioia che
Tu hai provato, quando hai sentito la vita ritornare in Te, e, in un’esplosione
di luce, l’universo intero ha fatto sua la tua gioia insieme al Paradiso
esultante. Che anche noi, credenti in Te e felici di essere, grazie a Te, figli
del Padre, possiamo emanare e trasmettere questa stessa esultanza, mentre, con
gli occhi che brillano e un sorriso pieno di gioia, diciamo ai nostri familiari,
ai nostri parenti, ai nostri amici, a coloro che ci hanno fatto o ci stanno
facendo del male, a ogni persona, anche la più lontana, che possiamo
“raggiungere” con il cuore:
* “BUONA PASQUA !”. *
30 Marzo 2018 - Venerdì Santo - Passione del Signore
Liturgia della Parola e commento
Liturgia della Parola
Prima Lettura
Is 52, 13 – 53, 12
Egli è stato trafitto per le nostre colpe. (Quarto canto del Servo del Signore)
Dal libro del profeta Isaia
Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui
– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 30
Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.
In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Sono il rifiuto dei miei nemici
e persino dei miei vicini,
il terrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono come un morto, lontano dal cuore;
sono come un coccio da gettare.
Ma io confido in te, Signore;
dico: «Tu sei il mio Dio,
i miei giorni sono nelle tue mani».
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori.
Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,
voi tutti che sperate nel Signore.
Seconda Lettura
Eb 4, 14-16; 5, 7-9
Cristo imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono.
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.
[ Cristo, infatti, ] nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni
+ Vangelo
Gv 18, 1-19, 42
Indicazioni per la lettura dialogata:
+=Gesù; C=Cronista; D=Discepoli e amici; F=Folla; A=Altri personaggi
Catturarono Gesù e lo legarono
C In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: + «Chi cercate?». C Gli risposero: F «Gesù, il Nazareno». C Disse loro Gesù: + «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. C Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra.
Domandò loro di nuovo: + «Chi cercate?». C Risposero: F «Gesù, il Nazareno». C Gesù replicò: + «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», C perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: + «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
Lo condussero prima da Anna
C Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».
Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: A «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». C Egli rispose: D «Non lo sono». C Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: + «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». C Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: « A Così rispondi al sommo sacerdote?». C Gli rispose Gesù: + «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». C Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.
Non sei anche tu uno dei suoi discepoli? Non lo sono!
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: A «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». C Egli lo negò e disse: D «Non lo sono». C Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: A «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». C Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
Il mio regno non è di questo mondo
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: A «Che accusa portate contro quest’uomo?». C Gli risposero: F «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». C Allora Pilato disse loro: A «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». C Gli risposero i Giudei: F «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». C Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: A «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: + «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». C Pilato disse: A «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». C Rispose Gesù: + «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». C Allora Pilato gli disse: A «Dunque tu sei re?». C Rispose Gesù: + «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». C Gli dice Pilato: A «Che cos’è la verità?».
C E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: A «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». C Allora essi gridarono di nuovo: F «Non costui, ma Barabba!». C Barabba era un brigante.
Salve, re dei Giudei!
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: F «Salve, re dei Giudei!». C E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: A «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». C Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: A «Ecco l’uomo!».
C Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: F «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». C Disse loro Pilato: A «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». C Gli risposero i Giudei: F «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
C All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: A «Di dove sei tu?». C Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: A «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». C Gli rispose Gesù: + «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
Via! Via! Crocifiggilo!
C Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: F «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». C Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: A «Ecco il vostro re!». C Ma quelli gridarono: F «Via! Via! Crocifiggilo!». C Disse loro Pilato: A «Metterò in croce il vostro re?». C Risposero i capi dei sacerdoti: F «Non abbiamo altro re che Cesare». C Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
Lo crocifissero e con lui altri due
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: F «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». C Rispose Pilato: A «Quel che ho scritto, ho scritto».
Si sono divisi tra loro le mie vesti
C I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.
Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: + «Donna, ecco tuo figlio!». C Poi disse al discepolo: + «Ecco tua madre!». C E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: + «Ho sete». C Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: + «È compiuto!». C E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)
E subito ne uscì sangue e acqua
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».
Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli insieme ad aromi
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.
Commento
Golgota. Tre uomini in croce. In mezzo a due ladroni, un Innocente. Su di Lui il carico tremendo del peccato dell’umanità. E l’Innocente diventa calamita di salvezza. Nel suo infinito amore, Egli attira e assorbe in Sé tutti i peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi e conquista per ogni persona il perdono del Padre.
Gesù, sotto quella croce hai raccolto davanti ai tuoi occhi l’intera l’umanità e, nell’immensa moltitudine, hai cercato e fissato, ad uno ad uno, con uno sguardo di tenerezza, tutti gli uomini di ogni tempo, di ogni popolo, di ogni cultura.
Anch’io ero là e il tuo sguardo posato su di me mi avvolgeva di misericordia.
Ma un altro sguardo era presente sul Golgota, quel giorno. Il Padre ti guardava, Gesù, e ogni goccia del tuo sangue scavava un abisso di dolore dentro il suo cuore di Padre. Egli stava sacrificando Te, il Figlio Innocente, per salvare gli altri suoi figli, che innocenti non erano. Egli sentiva penetrare in ogni sua fibra, come una lama rovente, ogni colpo di flagello che faceva a brandelli la tua carne, ogni sputo che ti oltraggiava e “sporcava” la tua persona. Egli ti avvolgeva con il suo infinito amore, eppure doveva lasciarti sperimentare la solitudine più tremenda, la solitudine “frutto” amaro del peccato di tutti gli uomini di tutti i tempi.
Che cosa hai dovuto provare, Padre, nel sentire quell’urlo di spaventosa solitudine di quel tuo Figlio: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”! Avresti voluto abbracciarlo, in quel momento, fargli sentire il calore e la consolazione della tua vicinanza d’amore, invece… hai dovuto rispondere con un raggelante silenzio a quell’urlo che ti lacerava il cuore.
Anche Tu, Padre, hai vissuto in ogni tua fibra la passione del tuo Figlio. Anche Tu hai tremendamente sofferto, perché ogni uomo e ogni donna potessero avere la gioia di diventare tuoi figli.
Quanto preziosa ai tuoi occhi è questa umanità, Padre! Quale amore c‘è nel tuo cuore per ogni persona che tu chiami all’esistenza!
Allora, Padre, ti prego, non permettere che l’umanità si perda, allontanandosi da Te. Non permettere che l’essere umano, che Tu hai creato con amore e che, per tale amore, hai salvato sacrificando il tuo stesso Figlio, possa perdersi nel baratro della sua miseria e del suo peccato. Non abbandonarci in balia di noi stessi, o Padre; te lo chiedo in nome del tuo Figlio Gesù, che ha preso la nostra stessa natura; natura, quindi, che Tu, Padre, ami ora ancor più di quando l’hai creata, poiché tale natura è ora anche la natura del tuo Figlio prediletto. In Lui, per Lui, con Lui amaci, o Padre, e salvaci.
29 Marzo 2018 - Giovedì Santo - Messa in coena Domini
Liturgia della Parola e commento
Liturgia della Parola
PRIMA LETTURA
Gen 1,1 – 2,2 (forma breve 1,1.26-31)
Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.
Dal libro della Gènesi
[ In principio Dio creò il cielo e la terra.] La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo.
Dio disse: «Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie». E così avvenne. E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
Dio disse: «Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne. E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
Dio disse: «Le acque brùlichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brùlicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltìplichino sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie». E così avvenne. Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona.
[ Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
E Dio creò l’uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e Dio disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. ] E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto.
SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 103
Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.
Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto.
Egli fondò la terra sulle sue basi:
non potrà mai vacillare.
Tu l’hai coperta con l’oceano come una veste;
al di sopra dei monti stavano le acque.
Tu mandi nelle valli acque sorgive
perché scorrano tra i monti.
In alto abitano gli uccelli del cielo
e cantano tra le fronde.
Dalle tue dimore tu irrighi i monti,
e con il frutto delle tue opere si sazia la terra.
Tu fai crescere l’erba per il bestiame
e le piante che l’uomo coltiva
per trarre cibo dalla terra.
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.
Benedici il Signore, anima mia.
ORAZIONE
Dio onnipotente ed eterno,
ammirabile in tutte le opere del tuo amore,
illumina i figli da te redenti
perché comprendano che, se fu grande all’inizio
la creazione del mondo,
ben più grande, nella pienezza dei tempi,
fu l’opera della nostra redenzione,
nel sacrificio pasquale di Cristo Signore.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
SECONDA LETTURA
Gen 22, 1-18 (forma breve 22.1-2.9a.10-13.15-18)
Il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede.
Dal libro della Gènesi
[ In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». ]
Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme.
Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti e due insieme. [ Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio.
Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. ]
Abramo chiamò quel luogo «Il Signore vede»; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa vedere».
[ L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce». ]
SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 15
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.
ORAZIONE
O Dio, Padre dei credenti,
che estendendo a tutti gli uomini il dono dell’adozione filiale,
moltiplichi in tutta la terra i tuoi figli,
e nel sacramento pasquale del Battesimo
adempi la promessa fatta ad Abramo
di renderlo padre di tutte le nazioni,
concedi al tuo popolo di rispondere degnamente
alla grazia della tua chiamata.
Per Cristo nostro Signore.
TERZA LETTURA
Es 14,15 – 15,1
Gli Israeliti camminarono sull’asciutto in mezzo al mare.
Dal libro dell’Èsodo
In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto. Ecco, io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri».
L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò dietro. Andò a porsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele. La nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte.
Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare sull’asciutto, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. Gli Egiziani li inseguirono, e tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri entrarono dietro di loro in mezzo al mare.
Ma alla veglia del mattino il Signore, dalla colonna di fuoco e di nube, gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!».
Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri». Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l’esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra.
In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani, e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto, e il popolo temette il Signore e credette in lui e in Mosè suo servo.
Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero:
SALMO RESPONSORIALE
Es 15,1b-6.17-18
Cantiamo al Signore: stupenda è la sua vittoria.
«Voglio cantare al Signore,
perché ha mirabilmente trionfato:
cavallo e cavaliere
ha gettato nel mare.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
È il mio Dio: lo voglio lodare,
il Dio di mio padre: lo voglio esaltare!
Il Signore è un guerriero,
Signore è il suo nome.
I carri del faraone e il suo esercito
li ha scagliati nel mare;
i suoi combattenti scelti
furono sommersi nel Mar Rosso.
Gli abissi li ricoprirono,
sprofondarono come pietra.
La tua destra, Signore,
è gloriosa per la potenza,
la tua destra, Signore,
annienta il nemico.
Tu lo fai entrare e lo pianti
sul monte della tua eredità,
luogo che per tua dimora,
Signore, hai preparato,
santuario che le tue mani,
Signore, hanno fondato.
Il Signore regni
in eterno e per sempre!».
ORAZIONE
O Dio, anche ai nostri tempi
vediamo risplendere i tuoi antichi prodigi:
ciò che facesti con la tua mano potente
per liberare un solo popolo dall’oppressione del faraone,
ora lo compi attraverso l’acqua del Battesimo
per la salvezza di tutti i popoli;
concedi che l’umanità intera sia accolta tra i figli di Abramo
e partecipi alla dignità del popolo eletto.
Per Cristo nostro Signore.
QUARTA LETTURA
Is 54, 5-14
Con affetto perenne il Signore, tuo redentore, ha avuto pietà di te.
Dal libro del profeta Isaìa
Tuo sposo è il tuo creatore,
Signore degli eserciti è il suo nome;
tuo redentore è il Santo d’Israele,
è chiamato Dio di tutta la terra.
Come una donna abbandonata
e con l’animo afflitto, ti ha richiamata il Signore.
Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù?
– dice il tuo Dio.
Per un breve istante ti ho abbandonata,
ma ti raccoglierò con immenso amore.
In un impeto di collera
ti ho nascosto per un poco il mio volto;
ma con affetto perenne
ho avuto pietà di te,
dice il tuo redentore, il Signore.
Ora è per me come ai giorni di Noè,
quando giurai che non avrei più riversato
le acque di Noè sulla terra;
così ora giuro di non più adirarmi con te
e di non più minacciarti.
Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero,
non si allontanerebbe da te il mio affetto,
né vacillerebbe la mia alleanza di pace,
dice il Signore che ti usa misericordia.
Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata,
ecco io pongo sullo stibio le tue pietre
e sugli zaffìri pongo le tue fondamenta.
Farò di rubini la tua merlatura,
le tue porte saranno di berilli,
tutta la tua cinta sarà di pietre preziose.
Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore,
grande sarà la prosperità dei tuoi figli;
sarai fondata sulla giustizia.
Tieniti lontana dall’oppressione, perché non dovrai temere,
dallo spavento, perché non ti si accosterà.
SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 29
Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato.
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.
Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia.
Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza;
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.
ORAZIONE
O Dio, Padre di tutti gli uomini,
moltiplica a gloria del tuo nome
la discendenza promessa alla fede dei patriarchi,
e aumenta il numero dei tuoi figli,
perché la Chiesa veda pienamente adempiuto
il disegno universale di salvezza,
nel quale i nostri padri avevano fermamente sperato.
Per Cristo nostro Signore.
QUINTA LETTURA
Is 55, 1-11
Venite a me e vivrete; stabilirò per voi un’alleanza eterna.
Dal libro del profeta Isaìa
Così dice il Signore:
«O voi tutti assetati, venite all’acqua,
voi che non avete denaro, venite;
comprate e mangiate; venite, comprate
senza denaro, senza pagare, vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro guadagno per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti.
Porgete l’orecchio e venite a me,
ascoltate e vivrete.
Io stabilirò per voi un’alleanza eterna,
i favori assicurati a Davide.
Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli,
principe e sovrano sulle nazioni.
Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi;
accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano
a causa del Signore, tuo Dio,
del Santo d’Israele, che ti onora.
Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocàtelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».
SALMO RESPONSORIALE
Is 12, 2. 4-6
Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza.
Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.
Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.
Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.
ORAZIONE
Dio onnipotente ed eterno, unica speranza del mondo,
tu hai preannunziato con il messaggio dei profeti
i misteri che oggi si compiono;
ravviva la nostra sete di salvezza,
perché soltanto per l’azione del tuo Spirito
possiamo progredire nelle vie della tua giustizia.
Per Cristo nostro Signore.
SESTA LETTURA
Bar 3, 9-15. 32 – 4,4
Cammina allo splendore della luce del Signore.
Dal libro del profeta Baruc
Ascolta, Israele, i comandamenti della vita,
porgi l’orecchio per conoscere la prudenza.
Perché, Israele? Perché ti trovi in terra nemica
e sei diventato vecchio in terra straniera?
Perché ti sei contaminato con i morti
e sei nel numero di quelli che scendono negli inferi?
Tu hai abbandonato la fonte della sapienza!
Se tu avessi camminato nella via di Dio,
avresti abitato per sempre nella pace.
Impara dov’è la prudenza,
dov’è la forza, dov’è l’intelligenza,
per comprendere anche dov’è la longevità e la vita,
dov’è la luce degli occhi e la pace.
Ma chi ha scoperto la sua dimora,
chi è penetrato nei suoi tesori?
Ma colui che sa tutto, la conosce
e l’ha scrutata con la sua intelligenza,
colui che ha formato la terra per sempre
e l’ha riempita di quadrupedi,
colui che manda la luce ed essa corre,
l’ha chiamata, ed essa gli ha obbedito con tremore.
Le stelle hanno brillato nei loro posti di guardia
e hanno gioito;
egli le ha chiamate ed hanno risposto: «Eccoci!»,
e hanno brillato di gioia per colui che le ha create.
Egli è il nostro Dio,
e nessun altro può essere confrontato con lui.
Egli ha scoperto ogni via della sapienza
e l’ha data a Giacobbe, suo servo,
a Israele, suo amato.
Per questo è apparsa sulla terra
e ha vissuto fra gli uomini.
Essa è il libro dei decreti di Dio
e la legge che sussiste in eterno;
tutti coloro che si attengono ad essa avranno la vita,
quanti l’abbandonano moriranno.
Ritorna, Giacobbe, e accoglila,
cammina allo splendore della sua luce.
Non dare a un altro la tua gloria
né i tuoi privilegi a una nazione straniera.
Beati siamo noi, o Israele,
perché ciò che piace a Dio è da noi conosciuto.
SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 18
Signore, tu hai parole di vita eterna.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.
Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.
ORAZIONE
O Dio, che accresci sempre la tua Chiesa
chiamando nuovi figli da tutte le genti,
custodisci nella tua protezione
coloro che fai rinascere dall’acqua del Battesimo.
Per Cristo nostro Signore.
SETTIMA LETTURA Ez 36, 16-17a.18-28
Vi aspergerò con acqua pura e vi darò un cuore nuovo.
Dal libro del profeta Ezechièle
Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Figlio dell’uomo, la casa d’Israele, quando abitava la sua terra, la rese impura con la sua condotta e le sue azioni. Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l’avevano contaminato. Li ho dispersi fra le nazioni e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni.
Giunsero fra le nazioni dove erano stati spinti e profanarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: “Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese”. Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che la casa d’Israele aveva profanato fra le nazioni presso le quali era giunta.
Perciò annuncia alla casa d’Israele: “Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, casa d’Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete profanato fra le nazioni presso le quali siete giunti. Santificherò il mio nome grande, profanato fra le nazioni, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le nazioni sapranno che io sono il Signore – oracolo del Signore Dio –, quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.
Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.
Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio”».
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 41
Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio.
L’anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio? .
Avanzavo tra la folla,
la precedevo fino alla casa di Dio,
fra canti di gioia e di lode
di una moltitudine in festa.
Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora.
Verrò all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio.
ORAZIONE
O Dio, potenza immutabile e luce che non tramonta, volgi lo sguardo alla tua Chiesa, ammirabile sacramento di salvezza, e compi l’opera predisposta nella tua misericordia: tutto il mondo veda e riconosca che ciò che è distrutto si ricostruisce, ciò che è invecchiato si rinnova e tutto ritorna alla sua integrità, per mezzo del Cristo, che è principio di tutte le cose. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Il celebrante intona l’inno Gloria a Dio, che viene cantato da tutti.
COLLETTA
O Dio, che illumini questa santissima notte
con la gloria della risurrezione del Signore,
ravviva nella tua famiglia lo spirito di adozione,
perché tutti i tuoi figli, rinnovati nel corpo e nell’anima, siano sempre fedeli al tuo servizio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
EPISTOLA
Rm 6, 3-11
Cristo risorto dai morti non muore più.
Dalla lettera di S. Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?
Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione.
Lo sappiamo: l’uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse reso inefficace questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è liberato dal peccato.
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.
SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 117
Alleluia, alleluia, alleluia.
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
+ VANGELO
Anno B Mc 16,1-7
Gesù Nazareno, il crocifisso, è risorto.
Dal vangelo secondo Marco
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole.
Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande.
Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto“».
Commento
Gesù sta celebrando l’ultima cena con i suoi apostoli. E’ la cena ebraica dell’Antica Alleanza (prima lettura), ma, durante questa celebrazione, Gesù compie un gesto che rivoluzionerà la vita dei suoi apostoli e di tutti gli uomini che, da quel momento, vorranno accogliere la sua Persona con tutta la sua carica di novità di vita. E’ l’istituzione dell’eucaristia, riportata da S. Paolo nella seconda lettura. Gesù stesso parlerà di “Nuova Alleanza” con Dio nel suo sangue; un nuovo rapporto, dunque, fra Dio e l’umanità, un rapporto, in cui l’essere umano, per la prima volta nella sua storia, potrà chiamare Dio con il confidenziale nome di “Abbà”, “Padre”, e a ragione, poiché, nel battesimo, egli non solo viene purificato dal peccato originale, eredità “costituzionale” del genere umano, ma riceve in sé la stessa vita di Dio, che trasforma la sua natura da solamente umana in anche divina: è la divinizzazione dell’essere umano, lo straordinario, incredibile dono di Dio a questa sua creatura, che pure l’aveva rifiutato come suo creatore. La follia dell’amore di Dio per l’umanità non ha limiti!
Gli evangelisti Matteo, Marco e Luca, nel narrare l’ultima cena, sottolineano l’istituzione dell’eucaristia. Giovanni (vangelo), al posto dell’istituzione dell’eucaristia, pone la lavanda dei piedi, taciuta dagli altri evangelisti.
Giovanni, il più giovane degli apostoli, il prediletto di Gesù, il quale dalla croce, poco prima di morire, lo aveva affidato a sua Madre, affidando, quindi, Lei alla sua protezione, era l’apostolo che, più di ogni altro, era potuto entrare nel cuore di Gesù, sia nel suo rapporto personale con Lui nei tre anni di vita pubblica (egli era stato uno dei primi discepoli di Gesù) sia attraverso le confidenze che certamente Maria gli avrà fatto stando con lui [ “ E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa” (Gv 19, 27) ]. Giovanni vede e sottolinea, nella vita di Gesù, aspetti e significati che gli altri evangelisti non notano. Per questo il suo vangelo è molto più profondo e mistico degli altri vangeli.
Non è un caso, quindi, che, laddove gli altri evangelisti narrano l’istituzione dell’eucaristia, Giovanni ponga la narrazione della lavanda dei piedi.
L’eucaristia è Gesù che si offre come cibo ai credenti, perché essi possano essere riempiti di Lui e, così, possano assomigliare sempre di più a Lui.
Ma che cosa significa assomigliare a Gesù?
Giovanni, ponendo la lavanda dei piedi al posto dell’istituzione dell’eucaristia, sembra voler rispondere a questa domanda.
“Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani…”. Gesù è consapevole di avere la signoria su tutto, di avere il dominio assoluto, di essere, quindi, il Signore, a cui ogni onore è dovuto. “…Si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto”. Lavare i piedi era la mansione degli schiavi; un uomo libero non l’avrebbe mai fatto, sarebbe stato troppo umiliante. Eppure Gesù, pienamente consapevole che “il Padre gli aveva dato tutto nelle mani”, non esita a fare il lavoro di uno schiavo, addirittura il lavoro più umiliante.
“Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti e sedette di nuovo”. Giovanni sembra aver filmato ogni più piccolo dettaglio e la descrizione è talmente minuziosa, che sembra essere stata ripresa al rallentatore. L’impressione che si ha, leggendo questo brano, è un essere quasi “costretti” a soffermarsi sui particolari, per capire bene il senso di ogni gesto, di ogni parola.
“Capite quello che ho fatto per voi?”. Una domanda, questa di Gesù, che, rivolta ai suoi apostoli e rivolta a ogni uomo, a ogni donna di ogni luogo, di ogni tempo, invita a riflettere, a cercare di andare in profondità, di penetrare nel cuore stesso di Dio, come chiaramente emerge dalle parole che Gesù aggiunge: “Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”.
Ecco, allora, la risposta a “che cosa significa assomigliare a Gesù”.
Egli, Figlio di Dio fatto Uomo, Signore dell’universo, si è abbassato, con umiltà infinita, alla stregua di uno schiavo, perché è venuto nel mondo “non per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20, 28).
Gesù ha messo la sua vita al servizio del bene di ogni persona, il “bene” secondo Dio, cioè la liberazione dal peccato, dal male, dal degrado spirituale e morale e il rinascere a una vita nuova, a una vita di comunione con Dio, come un ruscello che, seccatosi per essersi staccato dalla propria sorgente, viene raggiunto e “riafferrato” da questa sorgente e nuovamente alimentato. Il bene per l’essere umano, secondo il cuore del Padre, è proprio riafferrare, grazie al sacrificio di suo Figlio Gesù, questa sua creatura e riportarla all’unità profonda, vivificante con Lui per mezzo dello Spirito Santo che, nel battesimo, immette nella persona la vita stessa della Trinità.
Assomigliare a Gesù. “Chi ha visto me ha visto il Padre” ha risposto Gesù all’apostolo Filippo, che gli chiedeva: “Mostraci il Padre e ci basta” (Gv 14, 8 – 9). Assomigliare a Gesù vuol dire, quindi, assomigliare al Padre. I figli non portano in sé, sempre, elementi genetici dei genitori? Il cristiano è un figlio di Dio. Questa stupenda, incredibile “parentela” è la Nuova Alleanza che il Padre ha voluto stipulare con l’essere umano per mezzo di suo Figlio Gesù.
Ultima cena: sta per avere inizio una nuova umanità.
Liturgia della Parola
PRIMA LETTURA
Gen 1,1 – 2,2 (forma breve 1,1.26-31)
Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.
Dal libro della Gènesi
[ In principio Dio creò il cielo e la terra.] La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo.
Dio disse: «Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie». E così avvenne. E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
Dio disse: «Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne. E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
Dio disse: «Le acque brùlichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brùlicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltìplichino sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie». E così avvenne. Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona.
[ Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
E Dio creò l’uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e Dio disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. ] E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto.
SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 103
Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.
Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto.
Egli fondò la terra sulle sue basi:
non potrà mai vacillare.
Tu l’hai coperta con l’oceano come una veste;
al di sopra dei monti stavano le acque.
Tu mandi nelle valli acque sorgive
perché scorrano tra i monti.
In alto abitano gli uccelli del cielo
e cantano tra le fronde.
Dalle tue dimore tu irrighi i monti,
e con il frutto delle tue opere si sazia la terra.
Tu fai crescere l’erba per il bestiame
e le piante che l’uomo coltiva
per trarre cibo dalla terra.
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.
Benedici il Signore, anima mia.
ORAZIONE
Dio onnipotente ed eterno,
ammirabile in tutte le opere del tuo amore,
illumina i figli da te redenti
perché comprendano che, se fu grande all’inizio
la creazione del mondo,
ben più grande, nella pienezza dei tempi,
fu l’opera della nostra redenzione,
nel sacrificio pasquale di Cristo Signore.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
SECONDA LETTURA
Gen 22, 1-18 (forma breve 22.1-2.9a.10-13.15-18)
Il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede.
Dal libro della Gènesi
[ In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». ]
Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme.
Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti e due insieme. [ Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio.
Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. ]
Abramo chiamò quel luogo «Il Signore vede»; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa vedere».
[ L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce». ]
SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 15
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.
ORAZIONE
O Dio, Padre dei credenti,
che estendendo a tutti gli uomini il dono dell’adozione filiale,
moltiplichi in tutta la terra i tuoi figli,
e nel sacramento pasquale del Battesimo
adempi la promessa fatta ad Abramo
di renderlo padre di tutte le nazioni,
concedi al tuo popolo di rispondere degnamente
alla grazia della tua chiamata.
Per Cristo nostro Signore.
TERZA LETTURA
Es 14,15 – 15,1
Gli Israeliti camminarono sull’asciutto in mezzo al mare.
Dal libro dell’Èsodo
In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto. Ecco, io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri».
L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò dietro. Andò a porsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele. La nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte.
Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare sull’asciutto, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. Gli Egiziani li inseguirono, e tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri entrarono dietro di loro in mezzo al mare.
Ma alla veglia del mattino il Signore, dalla colonna di fuoco e di nube, gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!».
Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri». Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l’esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra.
In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani, e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto, e il popolo temette il Signore e credette in lui e in Mosè suo servo.
Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero:
SALMO RESPONSORIALE
Es 15,1b-6.17-18
Cantiamo al Signore: stupenda è la sua vittoria.
«Voglio cantare al Signore,
perché ha mirabilmente trionfato:
cavallo e cavaliere
ha gettato nel mare.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
È il mio Dio: lo voglio lodare,
il Dio di mio padre: lo voglio esaltare!
Il Signore è un guerriero,
Signore è il suo nome.
I carri del faraone e il suo esercito
li ha scagliati nel mare;
i suoi combattenti scelti
furono sommersi nel Mar Rosso.
Gli abissi li ricoprirono,
sprofondarono come pietra.
La tua destra, Signore,
è gloriosa per la potenza,
la tua destra, Signore,
annienta il nemico.
Tu lo fai entrare e lo pianti
sul monte della tua eredità,
luogo che per tua dimora,
Signore, hai preparato,
santuario che le tue mani,
Signore, hanno fondato.
Il Signore regni
in eterno e per sempre!».
ORAZIONE
O Dio, anche ai nostri tempi
vediamo risplendere i tuoi antichi prodigi:
ciò che facesti con la tua mano potente
per liberare un solo popolo dall’oppressione del faraone,
ora lo compi attraverso l’acqua del Battesimo
per la salvezza di tutti i popoli;
concedi che l’umanità intera sia accolta tra i figli di Abramo
e partecipi alla dignità del popolo eletto.
Per Cristo nostro Signore.
QUARTA LETTURA
Is 54, 5-14
Con affetto perenne il Signore, tuo redentore, ha avuto pietà di te.
Dal libro del profeta Isaìa
Tuo sposo è il tuo creatore,
Signore degli eserciti è il suo nome;
tuo redentore è il Santo d’Israele,
è chiamato Dio di tutta la terra.
Come una donna abbandonata
e con l’animo afflitto, ti ha richiamata il Signore.
Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù?
– dice il tuo Dio.
Per un breve istante ti ho abbandonata,
ma ti raccoglierò con immenso amore.
In un impeto di collera
ti ho nascosto per un poco il mio volto;
ma con affetto perenne
ho avuto pietà di te,
dice il tuo redentore, il Signore.
Ora è per me come ai giorni di Noè,
quando giurai che non avrei più riversato
le acque di Noè sulla terra;
così ora giuro di non più adirarmi con te
e di non più minacciarti.
Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero,
non si allontanerebbe da te il mio affetto,
né vacillerebbe la mia alleanza di pace,
dice il Signore che ti usa misericordia.
Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata,
ecco io pongo sullo stibio le tue pietre
e sugli zaffìri pongo le tue fondamenta.
Farò di rubini la tua merlatura,
le tue porte saranno di berilli,
tutta la tua cinta sarà di pietre preziose.
Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore,
grande sarà la prosperità dei tuoi figli;
sarai fondata sulla giustizia.
Tieniti lontana dall’oppressione, perché non dovrai temere,
dallo spavento, perché non ti si accosterà.
SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 29
Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato.
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.
Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia.
Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza;
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.
ORAZIONE
O Dio, Padre di tutti gli uomini,
moltiplica a gloria del tuo nome
la discendenza promessa alla fede dei patriarchi,
e aumenta il numero dei tuoi figli,
perché la Chiesa veda pienamente adempiuto
il disegno universale di salvezza,
nel quale i nostri padri avevano fermamente sperato.
Per Cristo nostro Signore.
QUINTA LETTURA
Is 55, 1-11
Venite a me e vivrete; stabilirò per voi un’alleanza eterna.
Dal libro del profeta Isaìa
Così dice il Signore:
«O voi tutti assetati, venite all’acqua,
voi che non avete denaro, venite;
comprate e mangiate; venite, comprate
senza denaro, senza pagare, vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro guadagno per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti.
Porgete l’orecchio e venite a me,
ascoltate e vivrete.
Io stabilirò per voi un’alleanza eterna,
i favori assicurati a Davide.
Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli,
principe e sovrano sulle nazioni.
Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi;
accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano
a causa del Signore, tuo Dio,
del Santo d’Israele, che ti onora.
Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocàtelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».
SALMO RESPONSORIALE
Is 12, 2. 4-6
Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza.
Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.
Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.
Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.
ORAZIONE
Dio onnipotente ed eterno, unica speranza del mondo,
tu hai preannunziato con il messaggio dei profeti
i misteri che oggi si compiono;
ravviva la nostra sete di salvezza,
perché soltanto per l’azione del tuo Spirito
possiamo progredire nelle vie della tua giustizia.
Per Cristo nostro Signore.
SESTA LETTURA
Bar 3, 9-15. 32 – 4,4
Cammina allo splendore della luce del Signore.
Dal libro del profeta Baruc
Ascolta, Israele, i comandamenti della vita,
porgi l’orecchio per conoscere la prudenza.
Perché, Israele? Perché ti trovi in terra nemica
e sei diventato vecchio in terra straniera?
Perché ti sei contaminato con i morti
e sei nel numero di quelli che scendono negli inferi?
Tu hai abbandonato la fonte della sapienza!
Se tu avessi camminato nella via di Dio,
avresti abitato per sempre nella pace.
Impara dov’è la prudenza,
dov’è la forza, dov’è l’intelligenza,
per comprendere anche dov’è la longevità e la vita,
dov’è la luce degli occhi e la pace.
Ma chi ha scoperto la sua dimora,
chi è penetrato nei suoi tesori?
Ma colui che sa tutto, la conosce
e l’ha scrutata con la sua intelligenza,
colui che ha formato la terra per sempre
e l’ha riempita di quadrupedi,
colui che manda la luce ed essa corre,
l’ha chiamata, ed essa gli ha obbedito con tremore.
Le stelle hanno brillato nei loro posti di guardia
e hanno gioito;
egli le ha chiamate ed hanno risposto: «Eccoci!»,
e hanno brillato di gioia per colui che le ha create.
Egli è il nostro Dio,
e nessun altro può essere confrontato con lui.
Egli ha scoperto ogni via della sapienza
e l’ha data a Giacobbe, suo servo,
a Israele, suo amato.
Per questo è apparsa sulla terra
e ha vissuto fra gli uomini.
Essa è il libro dei decreti di Dio
e la legge che sussiste in eterno;
tutti coloro che si attengono ad essa avranno la vita,
quanti l’abbandonano moriranno.
Ritorna, Giacobbe, e accoglila,
cammina allo splendore della sua luce.
Non dare a un altro la tua gloria
né i tuoi privilegi a una nazione straniera.
Beati siamo noi, o Israele,
perché ciò che piace a Dio è da noi conosciuto.
SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 18
Signore, tu hai parole di vita eterna.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.
Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.
ORAZIONE
O Dio, che accresci sempre la tua Chiesa
chiamando nuovi figli da tutte le genti,
custodisci nella tua protezione
coloro che fai rinascere dall’acqua del Battesimo.
Per Cristo nostro Signore.
SETTIMA LETTURA Ez 36, 16-17a.18-28
Vi aspergerò con acqua pura e vi darò un cuore nuovo.
Dal libro del profeta Ezechièle
Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Figlio dell’uomo, la casa d’Israele, quando abitava la sua terra, la rese impura con la sua condotta e le sue azioni. Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l’avevano contaminato. Li ho dispersi fra le nazioni e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni.
Giunsero fra le nazioni dove erano stati spinti e profanarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: “Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese”. Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che la casa d’Israele aveva profanato fra le nazioni presso le quali era giunta.
Perciò annuncia alla casa d’Israele: “Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, casa d’Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete profanato fra le nazioni presso le quali siete giunti. Santificherò il mio nome grande, profanato fra le nazioni, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le nazioni sapranno che io sono il Signore – oracolo del Signore Dio –, quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.
Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.
Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio”».
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 41
Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio.
L’anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio? .
Avanzavo tra la folla,
la precedevo fino alla casa di Dio,
fra canti di gioia e di lode
di una moltitudine in festa.
Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora.
Verrò all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio.
ORAZIONE
O Dio, potenza immutabile e luce che non tramonta, volgi lo sguardo alla tua Chiesa, ammirabile sacramento di salvezza, e compi l’opera predisposta nella tua misericordia: tutto il mondo veda e riconosca che ciò che è distrutto si ricostruisce, ciò che è invecchiato si rinnova e tutto ritorna alla sua integrità, per mezzo del Cristo, che è principio di tutte le cose. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Il celebrante intona l’inno Gloria a Dio, che viene cantato da tutti.
COLLETTA
O Dio, che illumini questa santissima notte
con la gloria della risurrezione del Signore,
ravviva nella tua famiglia lo spirito di adozione,
perché tutti i tuoi figli, rinnovati nel corpo e nell’anima, siano sempre fedeli al tuo servizio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
EPISTOLA
Rm 6, 3-11
Cristo risorto dai morti non muore più.
Dalla lettera di S. Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?
Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione.
Lo sappiamo: l’uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse reso inefficace questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è liberato dal peccato.
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.
SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 117
Alleluia, alleluia, alleluia.
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
+ VANGELO
Anno B Mc 16,1-7
Gesù Nazareno, il crocifisso, è risorto.
Dal vangelo secondo Marco
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole.
Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande.
Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto“».
Commento
Gesù sta celebrando l’ultima cena con i suoi apostoli. E’ la cena ebraica dell’Antica Alleanza (prima lettura), ma, durante questa celebrazione, Gesù compie un gesto che rivoluzionerà la vita dei suoi apostoli e di tutti gli uomini che, da quel momento, vorranno accogliere la sua Persona con tutta la sua carica di novità di vita. E’ l’istituzione dell’eucaristia, riportata da S. Paolo nella seconda lettura. Gesù stesso parlerà di “Nuova Alleanza” con Dio nel suo sangue; un nuovo rapporto, dunque, fra Dio e l’umanità, un rapporto, in cui l’essere umano, per la prima volta nella sua storia, potrà chiamare Dio con il confidenziale nome di “Abbà”, “Padre”, e a ragione, poiché, nel battesimo, egli non solo viene purificato dal peccato originale, eredità “costituzionale” del genere umano, ma riceve in sé la stessa vita di Dio, che trasforma la sua natura da solamente umana in anche divina: è la divinizzazione dell’essere umano, lo straordinario, incredibile dono di Dio a questa sua creatura, che pure l’aveva rifiutato come suo creatore. La follia dell’amore di Dio per l’umanità non ha limiti!
Gli evangelisti Matteo, Marco e Luca, nel narrare l’ultima cena, sottolineano l’istituzione dell’eucaristia. Giovanni (vangelo), al posto dell’istituzione dell’eucaristia, pone la lavanda dei piedi, taciuta dagli altri evangelisti.
Giovanni, il più giovane degli apostoli, il prediletto di Gesù, il quale dalla croce, poco prima di morire, lo aveva affidato a sua Madre, affidando, quindi, Lei alla sua protezione, era l’apostolo che, più di ogni altro, era potuto entrare nel cuore di Gesù, sia nel suo rapporto personale con Lui nei tre anni di vita pubblica (egli era stato uno dei primi discepoli di Gesù) sia attraverso le confidenze che certamente Maria gli avrà fatto stando con lui [ “ E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa” (Gv 19, 27) ]. Giovanni vede e sottolinea, nella vita di Gesù, aspetti e significati che gli altri evangelisti non notano. Per questo il suo vangelo è molto più profondo e mistico degli altri vangeli.
Non è un caso, quindi, che, laddove gli altri evangelisti narrano l’istituzione dell’eucaristia, Giovanni ponga la narrazione della lavanda dei piedi.
L’eucaristia è Gesù che si offre come cibo ai credenti, perché essi possano essere riempiti di Lui e, così, possano assomigliare sempre di più a Lui.
Ma che cosa significa assomigliare a Gesù?
Giovanni, ponendo la lavanda dei piedi al posto dell’istituzione dell’eucaristia, sembra voler rispondere a questa domanda.
“Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani…”. Gesù è consapevole di avere la signoria su tutto, di avere il dominio assoluto, di essere, quindi, il Signore, a cui ogni onore è dovuto. “…Si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto”. Lavare i piedi era la mansione degli schiavi; un uomo libero non l’avrebbe mai fatto, sarebbe stato troppo umiliante. Eppure Gesù, pienamente consapevole che “il Padre gli aveva dato tutto nelle mani”, non esita a fare il lavoro di uno schiavo, addirittura il lavoro più umiliante.
“Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti e sedette di nuovo”. Giovanni sembra aver filmato ogni più piccolo dettaglio e la descrizione è talmente minuziosa, che sembra essere stata ripresa al rallentatore. L’impressione che si ha, leggendo questo brano, è un essere quasi “costretti” a soffermarsi sui particolari, per capire bene il senso di ogni gesto, di ogni parola.
“Capite quello che ho fatto per voi?”. Una domanda, questa di Gesù, che, rivolta ai suoi apostoli e rivolta a ogni uomo, a ogni donna di ogni luogo, di ogni tempo, invita a riflettere, a cercare di andare in profondità, di penetrare nel cuore stesso di Dio, come chiaramente emerge dalle parole che Gesù aggiunge: “Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”.
Ecco, allora, la risposta a “che cosa significa assomigliare a Gesù”.
Egli, Figlio di Dio fatto Uomo, Signore dell’universo, si è abbassato, con umiltà infinita, alla stregua di uno schiavo, perché è venuto nel mondo “non per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20, 28).
Gesù ha messo la sua vita al servizio del bene di ogni persona, il “bene” secondo Dio, cioè la liberazione dal peccato, dal male, dal degrado spirituale e morale e il rinascere a una vita nuova, a una vita di comunione con Dio, come un ruscello che, seccatosi per essersi staccato dalla propria sorgente, viene raggiunto e “riafferrato” da questa sorgente e nuovamente alimentato. Il bene per l’essere umano, secondo il cuore del Padre, è proprio riafferrare, grazie al sacrificio di suo Figlio Gesù, questa sua creatura e riportarla all’unità profonda, vivificante con Lui per mezzo dello Spirito Santo che, nel battesimo, immette nella persona la vita stessa della Trinità.
Assomigliare a Gesù. “Chi ha visto me ha visto il Padre” ha risposto Gesù all’apostolo Filippo, che gli chiedeva: “Mostraci il Padre e ci basta” (Gv 14, 8 – 9). Assomigliare a Gesù vuol dire, quindi, assomigliare al Padre. I figli non portano in sé, sempre, elementi genetici dei genitori? Il cristiano è un figlio di Dio. Questa stupenda, incredibile “parentela” è la Nuova Alleanza che il Padre ha voluto stipulare con l’essere umano per mezzo di suo Figlio Gesù.
Ultima cena: sta per avere inizio una nuova umanità.
25 Marzo 2018 - Domenica delle Palme
LITURGIA DELLA PAROLA E COMMENTO
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima
Lettura
Is 50,4-7
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso.
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 21
Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».
Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.
Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.
Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.
Seconda Lettura Fil 2,6-11
Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippèsi
Cristo Gesù,
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco
+ Vangelo Mc 14,1-15,47
La passione del Signore
Indicazioni per la lettura dialogata:
+ = Gesù;
C = Cronista;
D =Discepoli e amici;
F =Folla;
A =Altri personaggi
Cercavano il modo di impadronirsi di lui per ucciderlo
C Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: A «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».
Ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura
C Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: A «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». C Ed erano infuriati contro di lei.
Allora Gesù disse: + «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».
Promisero a Giuda Iscariota di dargli denaro
C Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.
Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: D «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». C Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: + «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». C I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà
Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: + «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». C Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: D «Sono forse io?». C Egli disse loro: + «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».
Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue dell’alleanza
C E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: + «Prendete, questo è il mio corpo». C Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: + «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai
C Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: + «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto:
“Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”.
Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». C Pietro gli disse: D «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». C Gesù gli disse: + «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». C Ma egli, con grande insistenza, diceva: D «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». C Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.
Cominciò a sentire paura e angoscia
Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: + «Sedetevi qui, mentre io prego». C Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: + «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». C Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: + «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». C Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: + «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». C Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: + «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».
Arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta
C E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: D «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». C Appena giunto, gli si avvicinò e disse: C «Rabbì» C e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: + «Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». C Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.
Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?
Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: A «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». C Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: A «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». C Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: A «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». C Gesù rispose: + «Io lo sono!
E vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo».
C Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: A «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». C Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: F «Fa’ il profeta!». C E i servi lo schiaffeggiavano.
Non conosco quest’uomo di cui parlate
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: A «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». C Ma egli negò, dicendo: D «Non so e non capisco che cosa dici». C Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: A «Costui è uno di loro». C Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: A «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». C Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: D «Non conosco quest’uomo di cui parlate». C E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.
Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?
E subito, [al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: A «Tu sei il re dei Giudei?». C Ed egli rispose: + «Tu lo dici». C I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: A «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». C Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: A «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». C Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: A «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». C Ed essi di nuovo gridarono: F «Crocifiggilo!». C Pilato diceva loro: A «Che male ha fatto?». C Ma essi gridarono più forte: F «Crocifiggilo». C Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: F «Salve, re dei Giudei!». C E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
Condussero Gesù al luogo del Gòlgota
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.
Con lui crocifissero anche due ladroni
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.
Ha salvato altri e non può salvare se stesso!
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: F «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». C Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: A «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». C E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
Gesù, dando un forte grido, spirò
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: + «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», C che significa: + «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». C Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: A «Ecco, chiama Elia!». C Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: A «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». C Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: A «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».]
C Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
Giuseppe fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro
Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.
COMMENTO
Gesù entra in Gerusalemme. Al
suo ingresso, la folla lo accoglie con esultanza. E’ una folla molto numerosa,
accorsa da ogni parte della Palestina per la celebrazione della Pasqua ebraica.
Tre anni di predicazione, di miracoli, di segni prodigiosi hanno reso Gesù di
Nazareth un uomo famoso. La notizia della sua venuta a Gerusalemme si diffonde
e crea attesa.
Ed eccolo questo Gesù. Cavalca un umile asinello; eppure,
l’accoglienza è quella riservata a un re; mantelli e rami frondosi vengono
stesi sulla strada davanti a Lui e la folla Lo osanna: “Benedetto colui che
viene, il re, nel nome del Signore”.
Passeranno solo pochi giorni e l’atmosfera intorno a Gesù
sarà completamente diversa.
“Crucifige” sarà la richiesta fatta a Pilato da una folla che sembra aver
dimenticato l’ “Osanna” di alcuni giorni prima.
In questa domenica delle Palme, nella quale si commemora un
momento gioioso e glorioso della vita di Gesù, un momento in cui Egli
sembrerebbe raccogliere i frutti del suo annuncio e del suo operato, le letture
parlano di sofferenza. Il vangelo è addirittura la narrazione della passione e
della morte di Gesù. Ciò potrebbe sembrare strano, contraddittorio. Ma la
scelta della Chiesa ha una sua logica. Quell’entrata festosa in Gerusalemme è
l’inizio della settimana decisiva, quella in cui il Figlio di Dio porterà a
compimento la missione per la quale è diventato anche “Figlio dell’uomo”. Gesù
varie volte aveva preannunciato questo momento ai suoi apostoli; l’aveva
ribadito ancora, mentre erano in viaggio verso Gerusalemme: “Ecco, noi saliamo
a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e
agli scribi: lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo
derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; e dopo
tre giorni risorgerà” (Mc 10, 33 – 34). E l’ “Osanna” della folla diventa una
lode profetica, un’anticipazione di quella gloria che Gesù avrà per sempre,
perché, nel suo nome, “ogni ginocchio si piegherà nei cieli, sulla terra e
sotto terra” (seconda lettura ). L’assemblea dei credenti non ripete l’
“Osanna” al suo Signore in ogni celebrazione eucaristica?
Storia della salvezza: storia di peccato e di redenzione.
L’uomo era il capolavoro dell’opera creatrice di Dio. Nel racconto biblico
della creazione, di tutte le altre cose create è scritto: “Dio vide che era
cosa buona”; dell’essere umano è scritto: “ Dio vide che era cosa molto buona”
(Gen 1, 31 ). Sembra quasi di avvertire, in queste parole, il santo orgoglio
del Creatore pienamente soddisfatto e felice, come se, nel creare quest’essere,
Egli avesse voluto dare il meglio di Sé.
Dio aveva creato l’essere umano per amore e desiderava
riceverne amore; per questo l’aveva creato libero, con una sua volontà, con una
sua capacità di decidere autonomamente, poiché l’amore presuppone sempre una
libertà di scelta. Dio, che è Amore, voleva essere ricambiato dall’essere umano
nella piena libertà. Ma l’essere umano non ha accettato la sua condizione di
creatura, non ha riconosciuto Dio come suo Creatore e ha cominciato a nutrire
nel suo cuore il desiderio più folle e più grave: “rubare” la divinità, farsi,
cioè, uguale a Dio. E Satana ha puntato proprio su questo desiderio per
rovinare il capolavoro di Dio. “Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste
(sta parlando del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male) si
aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male”
dice ad Adamo ed Eva (Gen 3, 5). La conoscenza del bene e del male (la
conoscenza, cioè, della verità) è sempre stata considerata, infatti, una
prerogativa esclusiva di Dio, essendo Egli stesso Verità. Satana è astuto; ha
scelto la motivazione più convincente per allontanare l’essere umano dal suo
Creatore. In fondo, non era stata questa stessa motivazione a spingere anche
lui, Lucifero (nome che significa “portatore di luce”), l’angelo più bello e
più intelligente, a ribellarsi a Dio?
Libertà: grandezza immensa, in una creatura, ma anche
tremenda responsabilità. La libertà di scelta, nel rapporto fra la creatura e
il suo Creatore, può condurre alle più alte vette dello spirito, se si è in
comunione con Dio, ma può far precipitare negli abissi più oscuri, se ci si
allontana da Lui.
E l’essere umano, nella sua libertà, decide di staccarsi dal
suo Creatore. Scelta di orgoglio e di superbia, dalle conseguenze più tragiche.
Dio è perfezione, bellezza, armonia. Separandosi da Lui,
l’essere umano ha sperimentato la mancanza di armonia, ha sentito esplodere in
sé il caos, lo squilibrio ai vari livelli: spirituale, morale, psichico e
fisico.
Dio è Vita, è sorgente e pienezza di vita. Staccato da Lui,
l’essere umano, come un ruscello “staccatosi” dalla sorgente che l’alimenta, ha
sperimentato la mancanza della vita, cioè la morte.
In un passo del libro della Sapienza, al cap. 2, vv. 23 –
24, viene spiegato con estrema chiarezza il perché della tragica realtà della
morte: “Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità; lo ha fatto immagine della
propria natura. Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo”. Dal
momento della capitolazione umana di fronte alle lusinghe di Satana ogni persona,
fin dal primo istante della sua esistenza, si porta dentro, come una tragica
eredità costituzionale del genere umano, il fardello, pesante e schiavizzante,
del peccato con le sue conseguenze di sofferenza e di morte.
L’essere umano, appena ebbe mangiato il frutto dell’albero
della conoscenza del bene e del male, si accorse di essere “nudo”, ebbe, cioè,
in quel momento, la consapevolezza della sua realtà di creatura fragile,
debole, limitata nelle sue capacità; e tanto bisognosa del suo Creatore per poter
dare un significato pieno alla propria esistenza, perché quel suo Creatore
l’aveva voluto a somiglianza di Lui. Nel volto di Dio, e solo in quel volto,
l’essere umano poteva ritrovare il suo vero volto, la sua vera identità.
Ma come poter tornare indietro? La sofferenza e la morte
erano ormai parte integrante dell’esistenza dell’essere umano, tragiche
conseguenze di una sua libera scelta. E Dio, che aveva rispettato tale scelta,
doveva rispettarne anche le conseguenze. Non poteva, quindi, togliere sofferenza
e morte dalla vita di questa sua creatura, pur infinitamente amata.
Ma questo amore ha continuato a “inseguire” l’essere umano
anche dopo il suo peccato. E, se egli era nell’assoluta impossibilità di
rimediare al suo errore, Dio non lo ha abbandonato nell’oscurità di un tunnel
senza fine e nell’angosciante solitudine di un arido deserto. Il cuore di chi
ama elabora sempre progetti di bene per la persona amata. E Dio, che è Amore e
che, per questo, non può fare a meno di amare, ha elaborato nel suo cuore un
progetto di salvezza per l’essere umano, per offrirgli una vita nuova, una
relazione con Lui ancora più profonda e intima di quella iniziale.
Il Padre esprime al Figlio questo suo progetto e il Figlio,
nel suo amore, dice il suo “Sì”, fa suo il progetto del Padre. Ma questo
progetto a favore dell’umanità richiede la vita stessa del Figlio di Dio, esige
da Lui uno “spogliarsi” della sua divinità, per assumere la natura umana.
“Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio
l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se
stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce”; così
scrive l’apostolo Paolo ai Filippesi (seconda lettura).
Un Dio che si cala, con infinita umiltà, nella natura di una
sua creatura! Follia dell’amore!
L’essere umano, orgogliosamente, aveva voluto innalzarsi fino a Dio. Il Figlio
di Dio, per recuperare questa creatura dall’abisso in cui era precipitata, ha
fatto il cammino inverso. Ed è sceso, Lui, in quell’abisso, sperimentando nella
sua carne tutte le tragiche conseguenze del peccato dell’umanità. Egli,
l’Innocente, per salvare coloro che innocenti non erano, ha provato ogni
sofferenza della natura umana, giungendo fino all’annientamento totale, fino
alla morte, e a una delle morti più atroci e umilianti che gli uomini abbiano
mai inventato per i loro simili. E, soffrendo, ha dato un valore salvifico alla
sofferenza, che, fino a quel momento, aveva costituito solo un tragico,
angosciante non–senso della vita umana, e, morendo, per poi risorgere, ha
“detto” all’essere umano che la morte non è l’ultima parola della sua
esistenza, ma solo la penultima, perché l’ultima, definitiva parola è la
pienezza della vita con Dio nell’eternità.
“Ciò che Tu, Padre, desideri, lo desidero anch’io” ha detto
senz’altro il Figlio, quando il Padre gli ha confidato il suo desiderio di
poter riportare a casa quella sua creatura tanto ribelle e tanto infelice.
Desiderare ciò che desidera il cuore del Padre: ecco l’obbedienza. E Gesù è
stato l’Obbediente per eccellenza. “Io faccio sempre le cose che sono gradite
al Padre” Egli ha detto un giorno ai Giudei, che lo interrogavano sulle sue origini
(Gv 8, 29).
E il Padre, con gioiosa gratitudine, ha voluto dare a questo
suo Figlio, obbediente per amore, la sua stessa gloria. “Per questo (per la sua
obbedienza fino alla morte di croce) Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al
di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei
cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: ‘Gesù Cristo è
Signore!’, a gloria di Dio Padre” continua Paolo nella sua lettera ai
Filippesi. Sì, “a gloria di Dio Padre”, perché, in Gesù, il Padre ha potuto
realizzare il suo progetto di salvezza, manifestando, così, la sua gloria, cioè
tutta la sua potenza di Dio, potenza che Egli, ricco di misericordia, mette
sempre al servizio del suo amore infinito, fedele e tenace per ogni persona da
Lui chiamata all’esistenza.