28 Aprile 2019 - II Domenica del Tempo pasquale


LITURGIA DELLA PAROLA E COMMENTO




LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura At 5, 12-16

Venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne.


Dagli Atti degli Apostoli

Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.
Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro.
Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti.


Salmo Responsoriale Dal Salmo 117

Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.

Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!
Ti preghiamo, Signore: Dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: Dona la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina.


Seconda Lettura Ap 1, 9-11.12-13.17.19
 
Ero morto, ma ora vivo per sempre.
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù.
Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese».
Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro.
Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito».


+ Vangelo Gv 20, 19-31
 
Otto giorni dopo, venne Gesù.

Dal vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.


COMMENTO


    “Mio Signore e mio Dio!”. E’ l’atto di fede più grande. E’ il riconoscere Gesù come Dio e Signore. Eppure… la prima, grande proclamazione della divinità e della signoria di Gesù viene fatta dall’apostolo più dubbioso, Tommaso, un uomo che non si convince tanto facilmente, nemmeno di fronte alla testimonianza degli altri apostoli. “Abbiamo visto il Signore!” gli hanno appena comunicato con gioioso stupore. Essi, che pure avevano dubitato all’annuncio delle donne, le quali, al mattino dopo il sabato, avevano trovato il sepolcro vuoto ed erano state informate da un angelo che Gesù non era più tra i morti, ma era risuscitato, come aveva predetto, ora non avevano più alcun dubbio; essi stessi, la sera del giorno della resurrezione, avevano visto Gesù risorto apparire, a porte chiuse, nel luogo in cui si trovavano e l’avevano udito donare loro la pace e lo Spirito Santo, in un anticipo di Pentecoste. Con il cuore ancora trepidante per l’emozione “Abbiamo visto il Signore!” gridano all’unico assente a quello straordinario evento. Si aspetterebbero di vedere sul suo viso la loro stessa gioia; invece… “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”. Quell' “Io non credo” deve essere scoppiato nella testa e nel cuore degli apostoli come un lampo in piena notte. Tommaso non stava credendo alle loro parole! E forse, in quel momento, essi hanno ripensato, con una certa vergogna e un po’ di rimorso, al dubbio mostrato di fronte all’annuncio che quello stesso mattino le donne avevano fatto loro. Non si stava ripetendo, in fondo, la stessa scena d’incredulità? Essi avevano dubitato di fronte alle parole delle donne; ora Tommaso sta dubitando di fronte alle loro parole. Quanta incredulità, fin dall’inizio e lungo i secoli, ha accompagnato lo straordinario annuncio della resurrezione di Gesù!
    Trascorrono otto giorni. Stavolta tutti gli apostoli sono presenti. Gesù appare loro con le stesse modalità della prima apparizione; ma, dopo aver detto “Pace a voi”, si rivolge direttamente a Tommaso, il quale deve aver sentito risuonare dentro di sé come una cascata impetuosa le parole che Gesù gli rivolge: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!”. Tommaso deve essersi fatto piccolo piccolo per la mortificazione. Gesù aveva udito le sue parole! Eppure… non era presente, quando egli le aveva pronunciate! Solo Dio poteva sapere, Dio, che scruta il cuore dell’uomo e ne conosce i pensieri più reconditi. Ed ecco, dal profondo dell’essere di Tommaso prorompe quello che probabilmente è stato, nello stesso tempo, un grido e un sussurro: “Mio Signore e mio Dio!”. Tommaso non si avvicina a Gesù, non tocca le sue mani e il suo fianco; non ne sente più il bisogno. Il Risorto è lì, vivo, e gli sta facendo comprendere che ha letto dentro il suo cuore, che vi ha trovato dubbi e perplessità e che è tornato una seconda volta proprio per lui, per fugare quei dubbi che lo attanagliano. Gesù è Misericordia (dal latino “cor, cordis”, “cuore” e “miser”, “misero, infelice”) e il suo cuore è sempre chinato verso le difficoltà e le debolezze degli uomini, per aiutarli a superare tutto ciò che, in loro, costituisce un ostacolo allo spiccare il volo verso l’infinito e l’eternità.
    Il pacato rimprovero fatto a Tommaso per la sua incredulità diventa, per Gesù, l’occasione per pronunciare l’ultima beatitudine del suo Vangelo: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”.
    Beati siamo noi, quindi, perché la nostra fede di credenti di oggi, di credenti di duemila anni dopo la resurrezione di Gesù, non è basata su un’esperienza sensibile, sull’esperienza del vedere e toccare i segni della sua passione, ma è fondata su un annuncio che, trasmesso di generazione in generazione lungo i secoli, è giunto fino a noi e che noi abbiamo accolto.
    “Tu, credente di oggi, sei beato” mi dice Gesù. Ed è vero; perché credere che Egli è il Figlio di Dio morto e risorto e vivo in eterno illumina la mia esistenza, mi permette di costruire la mia vita su una roccia salda di fronte alla violenza delle tempeste esistenziali, mi fa tenere gli occhi puntati continuamente sull’eternità e mi fa dire con incrollabile certezza: “Tu, Dio, mi hai chiamato all’esistenza e mi hai destinato all’eternità con Te. E’ stupendo: io esisto e, dopo la morte fisica, non svanirò nel nulla; io esisto e non morirò più!”.



20 Aprile 2019 - Resurrezione del Signore " Veglia pasquale"


LITURGIA DELLA PAROLA E COMMENTO




LITURGIA DELLA PAROLA

PRIMA LETTURA Gen 1,1 – 2,2 (forma breve 1,1.26-31)

Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.


Dal libro della Gènesi

[ In principio Dio creò il cielo e la terra.] La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo.
Dio disse: «Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie». E così avvenne. E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
Dio disse: «Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne. E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
Dio disse: «Le acque brùlichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brùlicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltìplichino sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie». E così avvenne. Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona.
[ Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
E Dio creò l’uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e Dio disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. ] E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto.


SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 103

Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.

Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto.
Egli fondò la terra sulle sue basi:
non potrà mai vacillare.
Tu l’hai coperta con l’oceano come una veste;
al di sopra dei monti stavano le acque.
Tu mandi nelle valli acque sorgive
perché scorrano tra i monti.
In alto abitano gli uccelli del cielo
e cantano tra le fronde.
Dalle tue dimore tu irrighi i monti,
e con il frutto delle tue opere si sazia la terra.
Tu fai crescere l’erba per il bestiame
e le piante che l’uomo coltiva
per trarre cibo dalla terra.
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.
Benedici il Signore, anima mia.


SECONDA LETTURA Gen 22, 1-18 (forma breve 22.1-2.9a.10-13.15-18)
 
Il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede.
Dal libro della Gènesi

[ In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». ]
Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme.
Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti e due insieme. [ Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio.
Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. ]
Abramo chiamò quel luogo «Il Signore vede»; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa vedere».
[ L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce». ]


SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 15

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.


TERZA LETTURA Es 14,15 – 15,1

Gli Israeliti camminarono sull’asciutto in mezzo al mare.
Dal libro dell’Èsodo 

In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto. Ecco, io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri».
L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò dietro. Andò a porsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele. La nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte.
Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare sull’asciutto, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. Gli Egiziani li inseguirono, e tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri entrarono dietro di loro in mezzo al mare.
Ma alla veglia del mattino il Signore, dalla colonna di fuoco e di nube, gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!».
Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri». Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l’esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra.
In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani, e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto, e il popolo temette il Signore e credette in lui e in Mosè suo servo.
Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero:


SALMO RESPONSORIALE Es 15,1b-6.17-18

Cantiamo al Signore: stupenda è la sua vittoria.

«Voglio cantare al Signore,
perché ha mirabilmente trionfato:
cavallo e cavaliere
ha gettato nel mare.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
È il mio Dio: lo voglio lodare,
il Dio di mio padre: lo voglio esaltare!
Il Signore è un guerriero,
Signore è il suo nome.
I carri del faraone e il suo esercito
li ha scagliati nel mare;
i suoi combattenti scelti
furono sommersi nel Mar Rosso.
Gli abissi li ricoprirono,
sprofondarono come pietra.
La tua destra, Signore,
è gloriosa per la potenza,
la tua destra, Signore,
annienta il nemico.
Tu lo fai entrare e lo pianti
sul monte della tua eredità,
luogo che per tua dimora,
Signore, hai preparato,
santuario che le tue mani,
Signore, hanno fondato.
Il Signore regni
in eterno e per sempre!».


QUARTA LETTURA Is 54, 5-14

Con affetto perenne il Signore, tuo redentore, ha avuto pietà di te.
Dal libro del profeta Isaìa 
 
Tuo sposo è il tuo creatore,
Signore degli eserciti è il suo nome;
tuo redentore è il Santo d’Israele,
è chiamato Dio di tutta la terra.
Come una donna abbandonata
e con l’animo afflitto, ti ha richiamata il Signore.
Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù?
– dice il tuo Dio.
Per un breve istante ti ho abbandonata,
ma ti raccoglierò con immenso amore.
In un impeto di collera
ti ho nascosto per un poco il mio volto;
ma con affetto perenne
ho avuto pietà di te,
dice il tuo redentore, il Signore.
Ora è per me come ai giorni di Noè,
quando giurai che non avrei più riversato
le acque di Noè sulla terra;
così ora giuro di non più adirarmi con te
e di non più minacciarti.
Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero,
non si allontanerebbe da te il mio affetto,
né vacillerebbe la mia alleanza di pace,
dice il Signore che ti usa misericordia.
Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata,
ecco io pongo sullo stibio le tue pietre
e sugli zaffìri pongo le tue fondamenta.
Farò di rubini la tua merlatura,
le tue porte saranno di berilli,
tutta la tua cinta sarà di pietre preziose.
Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore,
grande sarà la prosperità dei tuoi figli;
sarai fondata sulla giustizia.
Tieniti lontana dall’oppressione, perché non dovrai temere,
dallo spavento, perché non ti si accosterà.


SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 29

Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato.

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.
Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia.
Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza;
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.


QUINTA LETTURA Is 55, 1-11

Venite a me e vivrete; stabilirò per voi un’alleanza eterna.
Dal libro del profeta Isaìa

Così dice il Signore:
«O voi tutti assetati, venite all’acqua,
voi che non avete denaro, venite;
comprate e mangiate; venite, comprate
senza denaro, senza pagare, vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro guadagno per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti.
Porgete l’orecchio e venite a me,
ascoltate e vivrete.
Io stabilirò per voi un’alleanza eterna,
i favori assicurati a Davide.
Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli,
principe e sovrano sulle nazioni.
Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi;
accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano
a causa del Signore, tuo Dio,
del Santo d’Israele, che ti onora.
Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocàtelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».


SALMO RESPONSORIALE Is 12, 2. 4-6

Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza.

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.
Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.
Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.


SESTA LETTURA Bar 3, 9-15. 32 – 4,4

Cammina allo splendore della luce del Signore.
Dal libro del profeta Baruc

Ascolta, Israele, i comandamenti della vita,
porgi l’orecchio per conoscere la prudenza.
Perché, Israele? Perché ti trovi in terra nemica
e sei diventato vecchio in terra straniera?
Perché ti sei contaminato con i morti
e sei nel numero di quelli che scendono negli inferi?
Tu hai abbandonato la fonte della sapienza!
Se tu avessi camminato nella via di Dio,
avresti abitato per sempre nella pace.
Impara dov’è la prudenza,
dov’è la forza, dov’è l’intelligenza,
per comprendere anche dov’è la longevità e la vita,
dov’è la luce degli occhi e la pace.
Ma chi ha scoperto la sua dimora,
chi è penetrato nei suoi tesori?
Ma colui che sa tutto, la conosce
e l’ha scrutata con la sua intelligenza,
colui che ha formato la terra per sempre
e l’ha riempita di quadrupedi,
colui che manda la luce ed essa corre,
l’ha chiamata, ed essa gli ha obbedito con tremore.
Le stelle hanno brillato nei loro posti di guardia
e hanno gioito;
egli le ha chiamate ed hanno risposto: «Eccoci!»,
e hanno brillato di gioia per colui che le ha create.
Egli è il nostro Dio,
e nessun altro può essere confrontato con lui.
Egli ha scoperto ogni via della sapienza
e l’ha data a Giacobbe, suo servo,
a Israele, suo amato.
Per questo è apparsa sulla terra
e ha vissuto fra gli uomini.
Essa è il libro dei decreti di Dio
e la legge che sussiste in eterno;
tutti coloro che si attengono ad essa avranno la vita,
quanti l’abbandonano moriranno.
Ritorna, Giacobbe, e accoglila,
cammina allo splendore della sua luce.
Non dare a un altro la tua gloria
né i tuoi privilegi a una nazione straniera.
Beati siamo noi, o Israele,
perché ciò che piace a Dio è da noi conosciuto.


SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 18

Signore, tu hai parole di vita eterna.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.
Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.


SETTIMA LETTURA Ez 36, 16-17a.18-28

Vi aspergerò con acqua pura e vi darò un cuore nuovo.
Dal libro del profeta Ezechièle 

Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Figlio dell’uomo, la casa d’Israele, quando abitava la sua terra, la rese impura con la sua condotta e le sue azioni. Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l’avevano contaminato. Li ho dispersi fra le nazioni e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni.
Giunsero fra le nazioni dove erano stati spinti e profanarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: “Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese”. Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che la casa d’Israele aveva profanato fra le nazioni presso le quali era giunta.
Perciò annuncia alla casa d’Israele: “Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, casa d’Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete profanato fra le nazioni presso le quali siete giunti. Santificherò il mio nome grande, profanato fra le nazioni, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le nazioni sapranno che io sono il Signore – oracolo del Signore Dio –, quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.
Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.
Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio”».


SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 41

Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio.

L’anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio? .
Avanzavo tra la folla,
la precedevo fino alla casa di Dio,
fra canti di gioia e di lode
di una moltitudine in festa.
Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora.
Verrò all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio.


EPISTOLA Rm 6, 3-11

Cristo risorto dai morti non muore più.
Dalla lettera di S. Paolo apostolo ai Romani 
 
Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?
Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione.
Lo sappiamo: l’uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse reso inefficace questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è liberato dal peccato.
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.


SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 117

Alleluia, alleluia, alleluia.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.


+ VANGELO Anno C Lc 24,1-12

Perché cercate tra i morti colui che è vivo?

Dal vangelo secondo Luca

Il primo giorno della settimana, al mattino presto [ le donne ] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno“». Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli.
Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano a esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto.


COMMENTO

    Si entra in chiesa quasi in punta di piedi. Tutto è buio. Il tabernacolo è vuoto. Gesù è ancora nelle tenebre del sepolcro. Un silenzio irreale avvolge ogni cosa. C'è un'atmosfera di tristezza e si desidera che al più presto la luce ritorni e Gesù rioccupi il suo posto nel tabernacolo.
    E' la veglia pasquale, il momento più importante per la Chiesa, per ogni cristiano che, in questa liturgia, viene guidato, attraverso la Parola di Dio, a ripercorrere la storia che Dio, nel suo amore, ha voluto costruire con l'essere umano: la creazione, la formazione di un suo popolo, i prodigi da Lui compiuti lungo i secoli a favore di questo suo popolo pur tante volte ingrato, infedele e ribelle, fino alla splendida settima lettura tratta dal libro del profeta Ezechiele, in cui Dio annuncia a Israele: “Santificherò il mio nome grande, profanato fra le nazioni, profanato da voi in mezzo a loro. Allora   le nazioni sapranno che io sono il Signore – oracolo del Signore Dio –, quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi. ...Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi. ...Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio”.            
    Questa profezia, pronunciata nella prima metà del secolo VI a. C., ci fa subito pensare al dono dello Spirito Santo, alla vita nuova, alla vita di Dio immessa nell'essere umano “vecchio”, segnato dal peccato, come un fiume immesso in un'arida steppa, che, così, comincia a “esplodere” di vitalità, dando frutti ritenuti, fino a quel momento, impossibili.
    Ed ecco, dopo la preghiera che conclude quest'ultima lettura con il suo salmo responsoriale, il cui ritornello è “Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio”, esplode la gioia. Le luci vengono accese e tutto si illumina a giorno, le campanelle trillano nelle mani dei chierichetti, le campane suonano a distesa e il “Gloria” viene intonato con esultanza. Gesù è risorto! E' ritornato a vivere, la morte non ha potuto ghermirlo per sempre! E' vivo! E, vivo, sarà sempre presente nella sua Chiesa e la guiderà con la potenza dello Spirito Santo.
    Il progetto d'amore di Dio Padre si è realizzato. Per mezzo della morte e della resurrezione di suo Figlio Gesù ogni uomo e ogni donna, se vogliono, possono diventare figli di Dio! Quale gioia nel cuore della Trinità! Quale gioia nel cuore dell'essere umano!
    Ed è la gioia che, da questo momento in poi, si “respira” nell'aria e permea profondamente la celebrazione eucaristica. Gioia anche nello splendido saluto finale del celebrante all'assemblea: “Andate e portate a tutti la gioia del Signore risorto. Alleluia, alleluia”; e forse mai come in questa notte il cuore è partecipe, mentre i fedeli rispondono: “Rendiamo grazie a Dio. Alleluia, alleluia”.
    La chiesa si è svuotata, ormai. E' ritornato il silenzio, ma questo silenzio non è come quello che, entrando, mi aveva raggelato il cuore; ora il silenzio è intriso di una calda, serena e gioiosa intensità.
    Mi avvicino al tabernacolo. So che Tu sei lì, Signore, e la tua presenza viva mi riempie di commozione. E' bello averti di nuovo fra noi!
    E ti ringrazio, Gesù, dal profondo del mio essere. Grazie di essere risorto, perché la mia vita è risorta con Te. Grazie, perché ora so che, in Te e con Te, potrò sempre rivolgermi a Dio Padre e, guardando i suoi occhi pieni d'amore, potrò immergermi, attraverso il suo sguardo, nelle profondità del suo cuore e starmene lì “tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre” (Sal 131,2). Grazie, perché, anche se nella mia vita vi saranno tempeste, anche se dovrò affrontare, in momenti bui della mia esistenza, avvenimenti per me incomprensibili, io so con certezza che il mio Dio è un Dio d'amore, un Dio che per me nutre un amore folle, se, per farmi diventare suo figlio e farsi sentire chiamare da me “Abbà”, “Padre”, ha sacrificato Te, il suo Figlio innocente e prediletto.
    Grazie, Signore. E ti prego: dai a me e a tutti gli uomini e le donne di questo nostro mondo la gioia che Tu hai provato, quando hai sentito la vita ritornare in Te, e, in un'esplosione di luce, l'universo intero ha fatto sua la tua gioia insieme al Paradiso esultante. Che anche noi, credenti in Te e felici di essere, grazie a Te, figli del Padre, possiamo emanare e trasmettere questa stessa esultanza, mentre, con gli occhi che brillano e un sorriso pieno di gioia, diciamo ai nostri familiari, ai nostri parenti, ai nostri amici, a coloro che ci hanno fatto o ci stanno facendo del male, a ogni persona, anche la più lontana, che possiamo “raggiungere” con il cuore: “BUONA PASQUA!”.



19 Aprile 2019 - Venerdi Santo " La passione del Signore"


LITURGIA DELLA PAROLA E COMMENTO





LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Is 52, 13 – 53, 12

Egli è stato trafitto per le nostre colpe. (Quarto canto del Servo del Signore)


Dal libro del profeta Isaia

Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui
– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.


Salmo Responsoriale Dal Salmo 30

Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito.

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Sono il rifiuto dei miei nemici
e persino dei miei vicini,
il terrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono come un morto, lontano dal cuore;
sono come un coccio da gettare.
Ma io confido in te, Signore;
dico: «Tu sei il mio Dio,
i miei giorni sono nelle tue mani».
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori.
Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,
voi tutti che sperate nel Signore.


Seconda Lettura Eb 4, 14-16; 5, 7-9

Cristo imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono.
Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.
[ Cristo, infatti, ] nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.


Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni

+ Vangelo Gv 18, 1-19, 42

Indicazioni per la lettura dialogata:
+=Gesù; C=Cronista; D=Discepoli e amici; F=Folla; A=Altri personaggi
Catturarono Gesù e lo legarono
C In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: + «Chi cercate?». C Gli risposero: F «Gesù, il Nazareno». C Disse loro Gesù: + «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. C Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra.
Domandò loro di nuovo: + «Chi cercate?». C Risposero: F «Gesù, il Nazareno». C Gesù replicò: + «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», C perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: + «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
Lo condussero prima da Anna
C Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».
Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: A «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». C Egli rispose: D «Non lo sono». C Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: + «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». C Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: « A Così rispondi al sommo sacerdote?». C Gli rispose Gesù: + «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». C Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.
Non sei anche tu uno dei suoi discepoli? Non lo sono!
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: A «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». C Egli lo negò e disse: D «Non lo sono». C Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: A «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». C Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
Il mio regno non è di questo mondo
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: A «Che accusa portate contro quest’uomo?». C Gli risposero: F «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». C Allora Pilato disse loro: A «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». C Gli risposero i Giudei: F «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». C Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: A «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: + «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». C Pilato disse: A «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». C Rispose Gesù: + «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». C Allora Pilato gli disse: A «Dunque tu sei re?». C Rispose Gesù: + «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». C Gli dice Pilato: A «Che cos’è la verità?».
C E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: A «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». C Allora essi gridarono di nuovo: F «Non costui, ma Barabba!». C Barabba era un brigante.
Salve, re dei Giudei!
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: F «Salve, re dei Giudei!». C E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: A «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». C Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: A «Ecco l’uomo!».
C Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: F «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». C Disse loro Pilato: A «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». C Gli risposero i Giudei: F «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
C All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: A «Di dove sei tu?». C Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: A «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». C Gli rispose Gesù: + «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
Via! Via! Crocifiggilo!
C Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: F «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». C Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: A «Ecco il vostro re!». C Ma quelli gridarono: F «Via! Via! Crocifiggilo!». C Disse loro Pilato: A «Metterò in croce il vostro re?». C Risposero i capi dei sacerdoti: F «Non abbiamo altro re che Cesare». C Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
Lo crocifissero e con lui altri due
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: F «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». C Rispose Pilato: A «Quel che ho scritto, ho scritto».
Si sono divisi tra loro le mie vesti
C I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.
Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: + «Donna, ecco tuo figlio!». C Poi disse al discepolo: + «Ecco tua madre!». C E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: + «Ho sete». C Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: + «È compiuto!». C E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)
E subito ne uscì sangue e acqua
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli insieme ad aromi
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.


COMMENTO

      Golgota. Tre uomini in croce. In mezzo a due ladroni, un Innocente. Su di Lui il carico tremendo del peccato dell’umanità. E l’Innocente diventa calamita di salvezza. Nel suo infinito amore, Egli attira e assorbe in Sé tutti i peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi e conquista per ogni uomo, per ogni donna il perdono del Padre.
    Gesù, sotto quella croce hai raccolto davanti ai tuoi occhi tutta l’umanità e, nell’immensa moltitudine, hai cercato e fissato, a una a una, con uno sguardo di tenerezza, ogni persona, di ogni tempo, di ogni popolo, di ogni cultura.
    Anch’io ero là e il tuo sguardo posato su di me mi avvolgeva di misericordia.
    Ma un altro sguardo era presente sul Golgota, quel giorno. Il Padre ti guardava, Gesù, e ogni goccia del tuo sangue scavava un abisso di dolore dentro il suo cuore di Padre. Egli stava sacrificando Te, il Figlio Innocente, per salvare gli altri suoi figli, che innocenti non erano. Egli sentiva penetrare in ogni sua fibra, come una lama rovente, ogni colpo di flagello che faceva a brandelli la tua carne, ogni sputo che ti oltraggiava e “sporcava” la tua persona. Egli ti avvolgeva con il suo infinito amore, eppure doveva lasciarti sperimentare la solitudine più tremenda, la solitudine “frutto” amaro del peccato di tutti gli uomini di tutti i tempi.
    Che cosa hai dovuto provare, Padre, nel sentire quell’urlo di spaventosa solitudine di quel tuo Figlio: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”! Avresti voluto abbracciarlo, in quel momento, fargli sentire il calore e la consolazione della tua vicinanza d’amore, invece … hai dovuto rispondere con un raggelante silenzio a quell’urlo che ti lacerava il cuore.
    Anche Tu, Padre, hai vissuto in ogni tua fibra la passione del tuo Figlio. Anche Tu hai tremendamente sofferto, perché ogni uomo e ogni donna potessero avere la gioia di diventare tuoi figli.
    Quanto preziosa ai tuoi occhi è questa umanità, Padre! Quale amore c‘è nel tuo cuore per ogni persona che tu chiami all’esistenza!
    Allora, Padre, ti prego, non permettere che l’umanità si perda, allontanandosi da Te. Non permettere che l’essere umano, che Tu hai creato con amore e che, per tale amore, hai salvato sacrificando il tuo stesso Figlio, possa perdersi nel baratro della sua miseria e del suo peccato. Non abbandonarci in balia di noi stessi, o Padre; te lo chiedo in nome del tuo Figlio Gesù, che ha preso la nostra stessa natura; natura, quindi, che Tu, Padre, ami ora ancor più di quando l’hai creata, poiché tale natura è ora anche la natura del tuo Figlio prediletto. In Lui, per Lui, con Lui amaci, o Padre, e salvaci.


18 Aprile 2019 - Giovedi Santo "La cena del Signore"


LITURGIA DELLA PAROLA E COMMENTO




LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Es 12, 1-8. 11-14

Prescrizioni per la cena pasquale.


Dal libro dell’Èsodo

«Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne.
Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!
In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”».


Salmo Responsoriale Sal 115

Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.

Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.


Seconda Lettura 1 Cor 11, 23-26

Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore.
Dalla prima lettera di S. Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.


+ Vangelo Gv 13, 1-15

Li amò sino alla fine

Dal vangelo secondo Giovanni

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».


 COMMENTO

    Gesù sta celebrando l'ultima cena con i suoi apostoli. E' la cena ebraica dell'Antica Alleanza (prima lettura), ma, durante questa celebrazione, Gesù compie un gesto che rivoluzionerà la vita dei suoi apostoli e di tutti gli uomini che, da quel momento, vorranno accogliere la sua Persona con tutta la sua carica di novità di vita. E' l'istituzione dell'eucaristia, riportata da S. Paolo nella seconda lettura. Gesù stesso parlerà di “Nuova Alleanza” con Dio nel suo sangue; un nuovo rapporto, dunque, fra Dio e l'umanità, un rapporto, in cui l'essere umano, per la prima volta nella sua storia, potrà chiamare Dio con il confidenziale nome di “Abbà”, “Padre”, e a ragione, poiché, nel battesimo, egli non solo viene purificato dal peccato originale, eredità “costituzionale” del genere umano, ma riceve in sé la stessa vita di Dio, che trasforma la sua natura da solamente umana in anche divina: è la divinizzazione dell'essere umano, lo straordinario, incredibile dono di Dio a questa sua creatura, che pure l'aveva rifiutato come suo creatore. La follia dell'amore di Dio per l'uomo non ha limiti!
   Gli evangelisti Matteo, Marco e Luca, nel narrare l'ultima cena, sottolineano l'istituzione dell'eucaristia. Giovanni (Vangelo), al posto dell'istituzione dell'eucaristia, pone la lavanda dei piedi, taciuta dagli altri evangelisti.
    Giovanni, il più giovane degli apostoli, il prediletto di Gesù, il quale dalla croce, poco prima di morire, lo aveva affidato a sua Madre, affidando, quindi, Lei alla sua protezione, era l'apostolo che, più di ogni altro, era potuto entrare nel cuore di Gesù, sia nel suo rapporto personale con Lui nei tre anni di vita pubblica (egli era stato uno dei primi discepoli di Gesù) sia attraverso le confidenze che certamente Maria gli avrà fatto stando con lui [“ E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa” (Gv 19,27)]. Giovanni vede e sottolinea, nella vita di Gesù, aspetti e significati che gli altri evangelisti non notano. Per questo il suo Vangelo è molto più profondo e mistico degli altri Vangeli.
   Non è un caso, quindi, che, laddove gli altri evangelisti narrano l'istituzione dell'eucaristia, Giovanni ponga la narrazione della lavanda dei piedi.
    L'eucaristia è Gesù che si offre come cibo ai credenti, perché essi possano essere riempiti di Lui e, così, possano assomigliare sempre di più a Lui.
    Ma che cosa significa assomigliare a Gesù?
    Giovanni, ponendo la lavanda dei piedi al posto dell'istituzione dell'eucaristia, sembra voler rispondere a questa domanda.
    “Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani...”. Gesù è consapevole di avere la signoria su tutto, di avere il dominio assoluto, di essere, quindi, il Signore, a cui ogni onore è dovuto. “...Si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto”. Lavare i piedi era la mansione degli schiavi; un uomo libero non l'avrebbe mai fatto, sarebbe stato troppo umiliante. Eppure Gesù, pienamente consapevole che “il Padre gli aveva dato tutto nelle mani”, non esita a fare il lavoro di uno schiavo, addirittura il lavoro più umiliante.
    “Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo”. Giovanni sembra aver filmato ogni più piccolo dettaglio e la descrizione è talmente minuziosa, che sembra essere stata ripresa al rallentatore. L'impressione che si ha, leggendo questo brano, è un essere quasi “costretti” a soffermarsi sui particolari, per capire bene il senso di ogni gesto, di ogni parola.
    “Capite quello che ho fatto per voi?”. Una domanda, questa di Gesù, che, rivolta ai suoi apostoli e rivolta a ogni uomo, a ogni donna di ogni luogo, di ogni tempo, invita a riflettere, a cercare di andare in profondità, di penetrare nel cuore stesso di Dio, come chiaramente emerge dalle parole che Gesù aggiunge: “Voi mi chiamate il Maestro e il Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”.
    Ecco, allora, la risposta a “che cosa significa assomigliare a Gesù”.
    Egli, Figlio di Dio fatto Uomo, Signore dell'universo, si è abbassato, con umiltà infinita, alla stregua di uno schiavo, perché è venuto nel mondo “non per farsi servire, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20,28).
    Gesù ha messo la sua vita al servizio del bene di ogni persona, il “bene” secondo Dio, cioè la liberazione dal peccato, dal male, dal degrado spirituale e morale e il rinascere a una vita nuova, a una vita di comunione con Dio, come un ruscello che, seccatosi per essersi staccato dalla propria sorgente, viene raggiunto e “riafferrato” da questa sorgente e nuovamente alimentato. Il bene per l'essere umano, secondo il cuore del Padre, è proprio riafferrare, grazie al sacrificio di suo Figlio Gesù, questa sua creatura e riportarla all'unità profonda, vivificante con Lui per mezzo dello Spirito Santo che, nel battesimo, immette nella persona la vita stessa della Trinità.
    Assomigliare a Gesù. “Chi ha visto me ha visto il Padre” ha risposto Gesù all'apostolo Filippo, che gli chiedeva: “Mostraci il Padre e ci basta” (Gv 14,8-9). Assomigliare a Gesù vuol dire, quindi, assomigliare al Padre. I figli non portano in sé, sempre, elementi genetici dei genitori? Il cristiano è un figlio di Dio. Questa stupenda, incredibile “parentela” è la Nuova Alleanza, che il Padre ha voluto stipulare con l'essere umano per mezzo di suo Figlio Gesù.
    Ultima cena: sta per avere inizio una nuova umanità.



14 Aprile 2019 - Domenica delle Palme


LITURGIA DELLA PAROLA E COMMENTO






LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Is 50,4-7

Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso.


Dal libro del profeta Isaìa

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.


SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 21

Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».
Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.
Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.
Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.


Seconda Lettura Fil 2,6-11

Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippèsi

Cristo Gesù,
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.


Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca

+ Vangelo Lc 22,14-23,56

_La passione del Signore _
Indicazioni per la lettura dialogata:
+ = Gesù;
C = Cronista;
D =Discepoli e amici;
F =Folla;
A =Altri personaggi
Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione
C Quando venne l’ora, [Gesù] prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». C E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: + «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio».
Fate questo in memoria di me
C Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: + «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». C E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: + «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».
Guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!
«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». C Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.
Io sto in mezzo a voi come colui che serve
E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: + «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.
Tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli
Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». C E Pietro gli disse: D «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». C Gli rispose: + «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».
Deve compiersi in me questa parola della Scrittura
C Poi disse loro: + «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». C Risposero: D «Nulla». C Ed egli soggiunse: + «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: “E fu annoverato tra gli empi”. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». C Ed essi dissero: D «Signore, ecco qui due spade». C Ma egli disse: + «Basta!».
Entrato nella lotta, pregava più intensamente
C Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: + «Pregate, per non entrare in tentazione». C Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: + «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». C Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: + «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».
Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?
C Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: + «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». C Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: D «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». C E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: + «Lasciate! Basta così!». C E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: + «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».
Uscito fuori, Pietro pianse amaramente
C Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: A «Anche questi era con lui». C Ma egli negò dicendo: D «O donna, non lo conosco!». C Poco dopo un altro lo vide e disse: A «Anche tu sei uno di loro!». C Ma Pietro rispose: D «O uomo, non lo sono!». C Passata circa un’ora, un altro insisteva: A «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». C Ma Pietro disse: D «O uomo, non so quello che dici». C E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.
Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?
E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: A «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». C E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.
Lo condussero davanti al loro Sinedrio
Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro Sinedrio e gli dissero: A «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». C Rispose loro: + «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». C Allora tutti dissero: A «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». C Ed egli rispose loro: + «Voi stessi dite che io lo sono». C E quelli dissero: A «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».
Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna
C [ Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: A «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». C Pilato allora lo interrogò: A «Sei tu il re dei Giudei?». C Ed egli rispose: + «Tu lo dici». C Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: A «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». C Ma essi insistevano dicendo: A «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». C Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.
Erode con i suoi soldati insulta Gesù
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.
Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: « A Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». C Ma essi si misero a gridare tutti insieme: F «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». C Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. F Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». C Ed egli, per la terza volta, disse loro: A «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». C Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.
Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: + «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
C Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.
Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: + «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
C Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.
Costui è il re dei Giudei
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: A «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». C Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: A «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». C Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Oggi con me sarai nel paradiso
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: A «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». C L’altro invece lo rimproverava dicendo: A «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». C E disse: A «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». C Gli rispose: + «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
C Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: + «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.
(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)
C Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: A «Veramente quest’uomo era giusto». C Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo. ]

Giuseppe pone il corpo di Gesù in un sepolcro scavato nella roccia
Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del Sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatèa, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.


COMMENTO


     Gesù entra in Gerusalemme. Al suo ingresso, la folla lo accoglie con esultanza. E' una folla molto numerosa, accorsa da ogni parte della Palestina per la celebrazione della Pasqua ebraica. Tre anni di predicazione, di miracoli, di segni prodigiosi hanno reso Gesù di Nazareth un uomo famoso. La notizia della sua venuta a Gerusalemme si diffonde e crea attesa.
     Ed eccolo questo Gesù. Cavalca un umile asinello; eppure, l'accoglienza è quella riservata a un re: mantelli e rami frondosi vengono stesi sulla strada davanti a Lui e la folla lo osanna: “Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore”.
    Passeranno solo pochi giorni e l'atmosfera intorno a Gesù sarà completamente diversa. “Crucifige” sarà la richiesta fatta a Pilato da una folla che sembra aver dimenticato l' “Osanna” di alcuni giorni prima.
    In questa Domenica delle Palme, nella quale si commemora un momento gioioso e glorioso della vita di Gesù, un momento in cui Egli sembrerebbe raccogliere i frutti del suo annuncio e del suo operato, le letture parlano di sofferenza. Il Vangelo è addirittura la narrazione della passione e della morte di Gesù. Ciò potrebbe sembrare strano, contraddittorio. Ma la scelta della Chiesa ha una sua logica. Quell'entrata festosa in Gerusalemme è l'inizio della settimana decisiva, quella in cui il Figlio di Dio porterà a compimento la missione per la quale è diventato anche “Figlio dell'uomo”. Gesù varie volte aveva preannunciato questo momento ai suoi apostoli; l'aveva ribadito ancora, mentre erano in viaggio verso Gerusalemme: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; e dopo tre giorni risorgerà” (Mc 10,33-34). E l' “Osanna” della folla diventa una lode profetica, un'anticipazione di quella gloria che Gesù avrà per sempre, perché, nel suo nome, “ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra” (seconda lettura ). L'assemblea dei credenti non ripete, infatti, l’ “Osanna” al suo Signore in ogni celebrazione eucaristica?
    Storia della salvezza: storia di peccato e di redenzione. L'essere umano era il capolavoro dell'opera creatrice di Dio. Nel racconto biblico della creazione, di tutte le altre cose create è scritto: “Dio vide che era cosa buona”; dell'essere umano è scritto: “Dio vide che era cosa molto buona” (Gen 1,31). Sembra quasi di avvertire, in queste parole, il santo orgoglio del Creatore pienamente soddisfatto e felice, come se, nel creare quest' essere, Egli avesse voluto dare il meglio di Sé.
    Dio aveva creato l'essere umano per amore e desiderava riceverne amore; per questo l'aveva creato libero, con una sua volontà, con una sua capacità di decidere autonomamente, poiché l'amore presuppone sempre una libertà di scelta. Dio, che è Amore, voleva essere ricambiato da questa sua creatura nella piena libertà. Ma l'essere umano non ha accettato la sua condizione di creatura, non ha riconosciuto Dio come suo Creatore e ha cominciato a nutrire nel suo cuore il desiderio più folle e più grave: “rubare” la divinità, farsi, cioè, uguale a Dio. E Satana ha puntato proprio su questo desiderio, per rovinare il capolavoro di Dio. “Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste (sta parlando del frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male), si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male” egli dice ad Adamo ed Eva (Gen 3,5). La conoscenza del bene e del male è sempre stata considerata una prerogativa esclusiva di Dio. Tale conoscenza, infatti, costituisce la verità. E Dio non solo conosce la verità, ma è Egli stesso Verità. Satana è astuto; ha scelto la motivazione più convincente per allontanare l'essere umano dal suo Creatore. In fondo, non era stata questa stessa motivazione a spingere anche lui, Lucifero (che significa “portatore di luce”), l'angelo più bello e più intelligente, a ribellarsi a Dio?
    Libertà: grandezza immensa, in una creatura, ma anche tremenda responsabilità. La libertà di scelta, nel rapporto fra la creatura e il suo Creatore, può condurre alle più alte vette dello spirito, se si è in comunione con Dio, ma può far precipitare negli abissi più oscuri, se ci si allontana da Lui.
    E l'essere umano, nella sua libertà, decide di staccarsi dal suo Creatore. Scelta di orgoglio e di superbia, dalle conseguenze più tragiche.
    Dio è perfezione, bellezza, armonia. Separandosi da Lui, l'essere umano ha sperimentato la mancanza di armonia, ha sentito esplodere in sé il caos, lo squilibrio ai vari livelli che lo costituiscono: spirituale, morale, psichico e fisico.
    Dio è Vita, è sorgente e pienezza di vita. Staccato da Lui, l'essere umano, come un ruscello “staccatosi” dalla sorgente che l'alimenta, ha sperimentato la mancanza della vita, cioè la morte.
    In un passo del libro della Sapienza, al cap. 2, vv. 23-24, viene spiegato con estrema chiarezza il perché della tragica realtà della morte: “Dio ha creato l'uomo per l’immortalità; lo ha fatto a immagine della propria natura. Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono”. Un'appartenenza che costituisce il prezzo che l'essere umano ha pagato a Satana nel momento in cui ha ascoltato la sua voce di male, chiudendosi alla voce d'amore di Dio. Dal momento della capitolazione umana di fronte alle lusinghe del diavolo ogni persona viene al mondo portandosi dentro, come una tragica eredità costituzionale del genere umano, il fardello, pesante e schiavizzante, del peccato con le sue conseguenze di sofferenza e di morte.
    L'essere umano, appena ebbe mangiato il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male, si accorse di essere “nudo”, ebbe, cioè, in quel momento, la consapevolezza della sua realtà di creatura fragile, debole, limitata nelle sue capacità; e tanto bisognosa del suo Creatore, per poter dare un significato pieno alla propria esistenza, perché quel suo Creatore l'aveva voluto a somiglianza di Lui. Nel volto di Dio, e solo in quel volto, l'essere umano poteva ritrovare il suo vero volto, la sua vera identità.
    Ma come poter tornare indietro? La sofferenza e la morte erano ormai parte integrante della vita umana, tragiche conseguenze di una libera scelta dell'uomo. Dio, che aveva rispettato tale scelta, doveva rispettarne anche le conseguenze. Non poteva, quindi, togliere sofferenza e morte dalla vita di questa sua creatura, pur infinitamente amata.
    Ma questo amore ha continuato a “inseguire” l'essere umano anche dopo il suo peccato. E, se l'essere umano era nell'assoluta impossibilità di rimediare al suo errore, Dio non lo ha abbandonato nell'oscurità di un tunnel senza fine e nell'angosciante solitudine di un arido deserto. Il cuore di chi ama elabora sempre progetti di bene per la persona amata. E Dio, che è Amore e che, per questo, non può fare a meno di amare, ha elaborato nel suo cuore un progetto di salvezza per questa sua creatura, per offrirle una vita nuova, una relazione con Lui ancora più profonda e intima di quella iniziale.
    Il Padre esprime al Figlio questo suo progetto e il Figlio, nel suo amore, dice il suo “Sì”, fa suo il progetto del Padre. Ma questo progetto a favore dell'essere umano richiede la vita stessa del Figlio di Dio, esige da Lui uno “spogliarsi” della sua divinità, per assumere la natura umana. “Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio; ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce”; così scrive l'apostolo Paolo ai Filippesi (seconda lettura).
    Un Dio che si cala, con infinita umiltà, nella natura di una sua creatura! Follia dell'amore!    L'essere umano, orgogliosamente, aveva voluto innalzarsi fino a Dio. Il Figlio di Dio, per recuperare l'essere umano dall'abisso in cui era precipitato, ha fatto il cammino inverso. Ed è sceso, Lui, in quell'abisso, sperimentando nella sua carne tutte le tragiche conseguenze del peccato dell'umanità. Egli, l'Innocente, per salvare coloro che innocenti non erano, ha provato ogni sofferenza della natura umana, giungendo fino all'annientamento totale, fino alla morte, e a una delle morti più atroci e umilianti che l'essere umano abbia mai inventato per un suo simile. E, soffrendo, ha dato un valore salvifico alla sofferenza, che, fino a quel momento, aveva costituito solo un tragico, angosciante non – senso della vita umana, e, morendo, per poi risorgere, ha “detto” all'essere umano che la morte non è l'ultima parola della sua esistenza, ma solo la penultima, perché l'ultima, definitiva parola è la pienezza della vita con Dio nell'eternità.
    “Ciò che Tu, Padre, desideri, lo desidero anch'io” ha detto senz'altro il Figlio, quando il Padre gli ha confidato il suo desiderio di poter riportare a casa quella sua creatura tanto ribelle e tanto infelice. Desiderare ciò che desidera il cuore del Padre: ecco l'obbedienza. E Gesù è stato l'Obbediente per eccellenza. “Io faccio sempre le cose che sono gradite al Padre” Egli ha detto un giorno ai Giudei, che lo interrogavano sulle sue origini (Gv 8,29).
    E il Padre, con gioiosa gratitudine, ha voluto dare a questo suo Figlio, obbediente per amore, la sua stessa gloria. “Per questo (per la sua obbedienza fino alla morte di croce) Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami: ‘Gesù Cristo è il Signore’, a gloria di Dio Padre” continua Paolo nella sua lettera ai Filippesi. Sì, “a gloria di Dio Padre”, perché, in Gesù, il Padre ha potuto realizzare il suo progetto di salvezza, manifestando, così, la sua gloria, cioè tutta la sua potenza di Dio, potenza che Egli, ricco di misericordia, mette sempre al servizio del suo amore infinito, fedele e tenace per l’essere umano.